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martedì 1 marzo 2016

IO CHE NON SONO MADRE E MAI LO SARÒ



Io che non sono madre e mai lo sarò non ho parole abbastanza affilate per contrastare la violenza e gli insulti di quanti si ergono in questi giorni a censori severi di chi ha intrapreso percorsi di genitorialità nell'ambito di famiglie omoaffettive.

Non sono madre ma mi sono presa cura di decine e decine di figli non miei, figli della povertà e della malattia, alcuni essi stessi malati, la gioia più grande era poterli restituire alle loro famiglie...ma certo ancora mi interrogo sul destino di quelli che una famiglia non l'avevano più o non l'avevano mai avuta.

Sarà per questa mia storia personale che ho sempre avuto difficoltà nel comprendere quelle coppie etero che perseguono a tutti i costi una gravidanza che implica il sottoporsi a fecondazione assistita e a tutte le procedure mediche annesse. Mi sono sempre chiesta come poter giustificare tanta ostinazione quando i minori adottabili sono migliaia e la loro condizione anche nel migliore degli istituti è sempre penosa. 

E ovviamente posso solo inorridire nell'ascoltare storie di coppie che ricorrono all'utero in affitto, anche in quei paesi dove non è perseguito dalla legge. Perchè l'utero in affitto prevede donne in condizione di bisogno e senza alcun sostegno anche psicologico per affrontare il percorso. 

In questi giorni però inorridisco nel constatare che molti opinionisti e politici stiano intervenendo a sproposito su questo tema confondendo i termini e i contesti. 
L'accusa più ridicola che sento è proprio sul perchè anzichè farsi fare i figli da altri non li adottino. Quando è noto a tutti che alle coppie omoaffettive non è permesso l'accesso all'istituto dell'adozione, ma pur di screditare gli altri si è pronti a dichiarare qualsiasi cosa.
Poi di seguito in modo scorretto e menzognero si fa confusione definendo utero in affitto quello che è la gestazione per altri. La gestazione per altri è regolamentata in pochi paesi tra cui il Canada e gli Stati Uniti che non sono certamente paesi in condizioni di sottosviluppo. Le donne che desiderano aiutare le coppie ad avere dei figli possono farlo ma in modo gratuito. Sono loro che scelgono le coppie a cui fare questo dono sia etero sia omo. Per ogni bambino saranno due le donne coinvolte: una donerà il proprio ovulo, l'altra porterà a termine la gestazione. Quindi non si tratta di storie di indigenza e sfruttamento, c'è una libera scelta da parte delle donne. Certo che si può mettere in discussione questa loro scelta e ognuno può avere un'opinione anche negativa su questo tipo di volontariato. 
E sia chiaro che le spese ci sono perchè vanno coperte le spese sanitarie per la gestante e per il neonato, ci sono i viaggi e la permanenza nel paese fino a quando il bambino possa viaggiare. I bambini non si comprano perchè nessuno li mette in vendita in questi paesi, ma certo tipo di spese sono inevitabili e dunque questa pratica non è certo accessibile a chiunque.
Ma per favore confrontiamoci su dati di realtà e non su pregiudizi e dati distorti appositamente per avallare la propria opinione. 
Io che sono per l'adozione sempre ho diverse coppie di amici che hanno avuto figli tramite la gestazione per altri. Prima di scandalizzarmi ho voluto informarmi e capire, anche io avevo e ho dei dubbi. Ma fino a che non sarà possibile anche alle coppie omoaffettive adottare i propri figli credo che realizzare la genitorialità tramite la gestazione per altri sia l'unica strada praticabile e vorrei in qualche modo rendere merito a quelle donne che donano con generosità parti si se stesse in modo disinteressato e che non meritano di essere considerate come delle madri sciagurate, in miseria e sfruttate...

mercoledì 17 febbraio 2016

CANGURI E GRILLI NEL DESOLANTE GIOCO AL MASSACRO SULLA PELLE DEI CITTADINI

Mi è capitato in più di un'occasione di riconoscere come vera l'affermazione che soprattutto in ambito istituzionale la forma è sostanza. E ne sono ancora convinta. Ma a fronte di quanto accaduto in queste ore in cui si sarebbe dovuto iniziare a votare il DDL Cirinnà è impossibile ricacciare indietro il senso di frustrazione e rabbia.

E' vero che le procedure devono essere rispettate in quanto la mancanza di tale rispetto potrebbe inficiare il regolare processo democratico, ma è anche vero che l'abuso degli strumenti atti ad esercitare la funzione parlamentare induce ad  ulteriori abusi e ottiene lo svuotamento di senso delle forme, privandole della loro sostanza.

In epoca di strumentazione telematica è estremamente semplice dotarsi di un generatore automatico di emendamenti. Quindi nel momento in cui una parte politica vuole fare ostruzionismo non deve far altro che generare migliaia o milioni di emendamenti creati sulla base di algoritmi e dunque senza alcuna attenzione ai contenuti. Si tratta solo di cavilli grammaticali che nulla hanno a che vedere con il bene dei cittadini che dovrebbe essere lo scopo ultimo dell'azione legislativa.

E dunque come contrastare il fiume in piena di emendamenti la cui quantità impedisce di programmare una qualsiasi discussione se non in termini di ere geologiche? Si ricorre ad un mezzo altrettanto antidemocratico: l'abbattimento degli emendamenti in virtù della loro somiglianza o collegamento con il primo non approvato e così via. 

In tutto questo il contenuto del DDL, il testo di legge proposto non interessa a nessuno dei membri dell'assemblea legislativa. 
Siamo quindi a quel formalismo estremo che svuota di sostanza l'azione legislativa. Il punto più estremo di lontananza tra le istituzioni parlamentari e i cittadini.

Un organo parlamentare è oggi costretto a discutere di trucchetti grammaticali e linguistici, perdendo di vista il quadro generale in cui sono però incastrate le vite reali di migliaia di persone, le loro storie, i loro legami di sangue e di amore. Perchè sia chiaro che le famiglie omoaffettive già esistono e hanno bisogno che esista una normativa che regolamenti alcuni aspetti fondamentali della loro esistenza. Sia chiaro che queste famiglie non scompariranno per il solo fatto che non verrà approvato il DDL Cirinnà, i loro bambini continueranno ad andare a scuola e ad avere un punteggio più alto nelle graduatorie per gli asili nidi perchè figli di genitore single...e il genitore non biologico dovrà ancora una volta presentare una delega per poter riprendere i suoi figli... Ancora le coppie omoaffettive andranno a sposarsi all'estero o a fare testamento per poter dare un segno tangibile del loro percorso di coppia.

E intanto il parlamento si interrogherà su emendamenti come questo



giovedì 24 ottobre 2013

E SE DOMANI USASSIMO LE PAROLE GIUSTE?


Nei giorni scorsi a Terni una giovane transessuale è stata aggredita a causa della sua identità di genere. L'episodio è stato riportato dalla stampa locale e il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha espresso il suo pensiero in un comunicato stampa pubblicato sul sito del Comune. Certo anni fa i giornali avrebbero descritto il fatto con toni di colore e figuriamoci se un sindaco si sarebbe scomodato!

Ma c'è qualcosa che stona. E se il comunicato stampa del sindaco titola "La violenza di genere va respinta in tutte le sue forme" poi sembra in realtà non sapere di quale genere si tratti.

Ma le parole sono importanti come Nanni Moretti ci insegna.

Proprio perchè le parole sono importanti dobbiamo usarle in modo corretto. A Terni è accaduto un grave episodio di transfobia nei confronti di una giovane transessuale. Dobbiamo esigere correttezza sia dalle istituzioni, sia dalla stampa. Ho letto tutti gli articoli online ed anche il comunicato stampa del sindaco. Tutti usano il maschile facendo riferimento alla vittima, molti poi fanno riferimento all'omofobia e non alla transfobia. E infine anche il comunicato stampa di E se domani Terni LGBT cade nello stesso errore (e questo mi sembra ancora più grave)... C'è qualcosa di peggio della discriminazione ed è il far diventare invisibile. Le trans e i trans vengono costantemente confusi nel lessico giornalistico e non. Confusi tra loro e confusi con le persone omosessuali. Se poi tale confusione viene perpetrata anche dalle associazioni di categoria si fornisce alibi a quanti preferiscono ignorare e fare informazione in modo scorretto. 

Mi auguro che la giovane ternana possa recuperare al più presto superando non solo il trauma fisico ma soprattutto la ferita morale che gli è stata inferta da gente indefinibile e non giustificabile in alcun modo.

giovedì 31 gennaio 2013

31 gennaio 2003 - 2013: 10 anni italiani

Dieci anni fa ero all'aeroporto di Bangkok, allora era ancora il Don Muang. Ripartivo da sola dopo quasi nove anni vissuti intensamente. Così intensamente da rendermi conto troppo tardi di quanto stessi male e, come sempre mi accade in queste situazioni, era stato il mio corpo a mandarmi pesanti segnali di malessere. Avevo perso 25 chili in un mese e mezzo, una febbricola frequente, il ciclo mestruale ogni quindici giorni...ecco partivo con la convinzione di avere un tumore alla tiroide o qualcosa di simile. Fortunatamente la mia diagnosi era sbagliata: semplicemente non ne potevo più!!!
Ironia della sorte mentre attendevo all'imbarco la televisione  mandava in diretta le immagini della straordinaria operazione di evacuazione dei cittadini tailandesi dalla Cambogia. Enormi aerei militari in chissà quale pista inghiottivano nella loro pancia migliaia di lavoratori, funzionari, famiglie e bambini la cui sicurezza non era più garantita: l'ambasciata thai era stata assaltata e devastata da cambogiani incazzati  perché un'attricetta thailandese aveva dichiarato che non avrebbe mai messo piede in Cambogia fin quando il tempio di Prah Viharn in territorio cambogiano non fosse stato restituito alla Thailandia. Insomma io partivo stremata e migliaia di thai erano costretti a rientrare.

Non ho ricordi particolari del viaggio. Ma ricordo che all'arrivo sudai freddo alla dogana. Suor Eugenia mi aveva rifilato una valigia di prodotti artigianali in teak da consegnare in comunità. (Spero ormai ci sia la prescrizione...). Insomma la doganiera mi richiamò mentre tentavo di passare facendo finta di niente, rapidamente cercai una via di uscita senza trovarla e già immaginavo il casino...le telefonate da Silla, ecc... Porsi il passaporto mentre lentamente aprivo la prima valigia (ovviamente il teak era nell'ultima). La doganiera lesse i dati "Ah! Ma lei è residente lì?" "Ehm, si..." E lei: "Ma allora passi pure...". Mi sono trattenuta ma stavo per chiederle: "Allora nessun problema per quei 5 chili di eroina?". E va be' mi rimarrà il dubbio.

Non intendo raccontare questi dieci anni giorno per giorno però. Ma vorrei lasciar comprendere lo stravolgimento di vita e lo sforzo di iniziare ancora, ritrovandosi con il proprio orizzonte cambiato ancora una volta.
Ma vorrei anche dare giusto riconoscimento a tutti gli amici che sono stati fondamentali per rendere meno traumatico il mio atterraggio in patria. Evito di nominarli per il timore di dimenticarne qualcuno e non potrei perdonarmelo. Loro sanno che sto parlando del loro affetto, del loro prendersi cura di me e del sostegno che mi hanno sempre offerto.

Un lavoro part-time, che mi ha fatto conoscere la realtà del call-center e pagarmi un po' di spese.
Mi sono iscritta all'Università e la laurea triennale è arrivata esattamente tre anni dopo: il 31 gennaio 2006. E lo studio è stato l'altro elemento importante, tante nuove amicizie tra i colleghi studenti e, data l'età, anche tra le docenti. Lo studio, il confronto con materie del tutto nuove e lo sperimentarmi in ambiti diversi...
Prima della laurea specialistica ho perso mio padre dopo svariati mesi di malattia. C'è stato dolore ma soprattutto l'esperienza di assistere alla trasformazione del padre che da bambina era l'uomo che mi dava sicurezza, trasformato appunto nell'uomo bisognoso di aiuto anche per le minime necessità. Ma gli sarò sempre grata per l'esperienza del suo ultimo giorno, quando soltanto lui sapeva con certezza che "l'ora si stava avvicinando"... Volle pregare e comunicarsi. Lui che non l'aveva praticamente mai fatto, se non da bambino. Ecco.

Intanto la collaborazione con l'ISTESS, altra sfida, altro ambiente. Sono stata perfino uno dei direttori artistici della seconda edizione del FilmFestival PopolieReligioni! Un pellegrinaggio in Terra Santa. Amici e incontri importanti.

Laurea specialistica con una tesi che poi è servita per pubblicare un libro: Mamma Schiavona. E l'apertura di un nuovo mondo. La ricerca a Montevergine: ancora incontri e nuovi amici.

Poi tre anni e mezzo fa , inaspettata, Bologna . Ancora impegno nel sociale: dopo tossicodipendenti, infanzia, ora immigrati. Scopro nuove miserie e nuove ricchezze. Ma arranco. Perdo colpi. Ancora una volta è il corpo a mandare segnali: ricomincia la febbricola, l'insonnia... La mia terapeuta poi mi ha spiegato che si tratta di burn-out. Prima di farmi altri danni sbotto e mollo il lavoro... E' il 22 maggio 2012. Il presente.
Ancora una volta fin dal primo minuto gli amici di sempre a sostenermi. Poi gli amici del presente. Tanti. Un nuovo cammino anche di consapevolezza...
Ora sono di nuovo in una fase di solida precarietà e bilanciato squilibrio. Cresco. Non ho perso la capacità di accettare nuovi percorsi... Resisto. ESISTO!!!

venerdì 23 novembre 2012

UCCIDERSI A 15 ANNI E IL MURO DEGLI ADULTI



Un ragazzo di 15 anni si è ucciso. L'indignazione e la solidarietà sono state immediate. Si è scritto che il ragazzo si era ucciso perché vittima del bullismo omofobo, è stata segnalata una pagina Facebook in cui sarebbe stato denigrato. Poi sono state descritte le sue stranezze: i pantaloni rosa, lo smalto e così via... Poi a qualcuno sono venuti dei dubbi: forse non era vero che fosse gay e quella pagina l'amministrava anche lui: era un gioco condiviso, non una gogna. Ma intanto era scattata la macchina accusatoria contro i suoi aguzzini e contro i suoi insegnanti insensibili. 

Un ragazzo di 15 anni si è ucciso. La domanda non può e non deve essere se il ragazzo fosse gay. Ma la domanda è perché un adolescente forse in crisi di identità di genere, forse semplicemente in crisi arrivi a suicidarsi senza che nessun adulto o nessun coetaneo percepisca il suo male di vivere!!!

Ho avuto 15 anni. E quando avevo 15 anni volevo morire. Non perché fossi lesbica. Mi sarei uccisa perché la vita era inutile e senza senso. Se mi fossi suicidata però molti avrebbero potuto dire di aver colto dei segnali. Nella incoscienza adolescenziale ne teorizzavo con alcune coetanee e mia madre era in fibrillazione perché le mie letture erano molto monotematiche: Pavese e via discorrendo! ma mia madre non avrebbe saputo in che modo aiutarmi. Certo i grandi assenti sono stati gli educatori. Mai e poi mai ho incontrato un docente con cui avrei potuto confidarmi o chiedere sostegno. Mai nel prestigioso liceo classico di Terni in quegli anni venne realizzato un servizio di ascolto per noi studenti, servizio importante non necessariamente solo per gli aspiranti suicidi. Quanti infatti possono raccontare un'adolescenza serena e in armonia, pur senza aver mai pensato al suicidio?

La domanda non è l'omosessualità di un ragazzo di 15 anni.
La domanda è sull'incapacità di ascolto del disorientamento, sul colpevole abbandono da parte di noi adulti. 
E poi ci ritroviamo a gridare anche a sproposito "DAGLI ALL'OMOFOBO!" Perché è più facile trovare una causa e un effetto così a buon mercato, ma il problema è ben più ampio...

sabato 6 ottobre 2012

UN PESSIMO VENDITORE E DELL'OMOFOBIA



Approfittando della temperatura ancora mite decido di fare una passeggiata da San Donato fino alla sede del Cassero. Mentre cammino ascolto la radio e cerco di godermi la città che forse dovrò lasciare... Sotto i portici di via dei Mille un ragazzo con in mano una cartellina si mette in faccia un gran sorriso e mi punta un indice contro. Purtroppo incrocio il suo sguardo per un nanosecondo di troppo e questo deve averlo fatto sentire in grado di piazzare la sua vendita.
Cerco di svicolare e di cavarmela con un banale 'non mi interessa'. E lui, porgendomi la mano che ignoro, 'non sono un bandito'. Io 'so che non sei un bandito ma non ho soldi'. Sempre camminandomi al fianco lui sbotta 'ma possibile che voi bolognesi siete tutte così acide?' E io sempre più scocciata:'non sono bolognese', 'allora sarai terrona come me'...'non proprio, sono del centro Italia, Umbria'. Questa mia confidenza deve avergli dato l'idea che stessi cedendo terreno e così mi incalza con una nuova domanda 'hai figli?' 'No, sono single e lesbica'. 'E va be' se vuoi mi offro come volontario ma intanto guarda questo...' E mi porge un cartoncino A4 ripiegato (non ho idea di cosa stesse cercando di vendermi)... Credo di aver avuto un'espressione furibonda, mi fermo e lo gelo con 'sono disoccupata e non ho soldi!' con un tono di voce così tagliente che rimette il cartoncino nella cartellina azzurra e se ne va a testa bassa...

Alcune considerazioni: il poveruomo a breve sarà sotto il Pavaglione a chiedere elemosina perchè uno che deve vendere qualcosa e non capisce che il modo migliore sia entrare in empatia con il potenziale cliente è destinato al fallimento... Il poveruomo ha infilato una perla di imbecillità dietro l'altra dandomi dell'acida e della terrona. Ma l'apice della sgradevolezza è stato ovviamente raggiunto dal suo proporsi come volontario. E qui si apre un'ulteriore tematica: come è possibile che un giovane, con molta probabilità uno studente universitario, a fronte della dichiarazione di identità di genere di una donna di mezza età si senta in dovere di proporsi...come rimedio? come terapia? come alternativa? 

E poi mi chiedo ma quelli per cui lavora un paio di euro in formazione potevano pure spenderceli...

mercoledì 29 agosto 2012

UNA FAMIGLIA DI PAGLIA (OVVERO DELL'IPOCRISIA)

Ammetto che la notizia mi era sfuggita e l'ho trovata solo oggi casualmente su una pagina Facebook. Nell'edizione on-line de "Il Mondo" del 16 agosto 2012 si trova questo articolo: "Francia/Mons. Paglia (Vaticano): A bambini serve padre e madre" . A parte gli errori grammaticali del titolo la notizia è interessante per altri aspetti, tra l'altro anche perché rappresenta di fatto la prima uscita pubblica del non rimpianto ex-vescovo di Terni in qualità di presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In tale occasione il nostro ha voluto esprimere la sua solidarietà alla Conferenza Episcopale Francese e con le esortazioni a pregare affinché i bambini crescano con un padre e una madre". E ha poi rincarato la dose grazie ad una pronta intervista rilasciata a Radio Vaticana in cui ha spiegato che i matrimoni gay provocherebbero uno shock di civiltà...
Ora vale la pena di cercare di capire quale sia l'ideale di famiglia promosso da mons. Paglia nell'arco della sua attività pastorale tanto da meritargli il prestigioso incarico al Pontificio Consiglio e probabilmente la "berretta cardinalizia"...
Per avere lumi è sufficiente andare a leggere l'articolo di Sandro Magister pubblicato dopo la nomina di Mons. Paglia: "Sant'Egidio, una gran bella famiglia"  e al cui interno si trovano i link a precedenti articoli che riferiscono molto bene quale idea di famiglia sia stata promulgata dalla comunità di Sant'Egidio della quale tuttora il nostro è consigliere spirituale...
Sembra lecito chiedersi con quale coerenza Mons. Paglia sostiene un ideale di famiglia con padre e madre, dopo aver promosso per anni un ideale di matrimonio molto simile al remedium concupiscientiae con tanto di costrizione e manipolazione del consenso dei coniugi (con questa motivazione sono stati riconosciuti nulli dei matrimoni tra membri di Sant'Egidio -vedi sentenza-): 
Un altro punto che ha sollevato critiche riguarda il matrimonio. In comunità lo si celebra senza solennità, come un ripiego rispetto alla scelta celibataria, un «rimedio alla concupiscenza». I capi usano citare san Paolo: «Meglio sposarsi che ardere dal desiderio». Frequenti sono le separazioni e i divorzi. [Vita da Sant'Egidio di G.F. in Venticinque anni nella Comunità di Sant'Egidio. Un memoriale]
Sempre grazie agli articoli di Magister sappiamo che all'interno di Sant'Egidio si "consiglia" alle coppie sposate di non procreare:
Quanto ai figli, diverse coppie non ne hanno voluti generare. Hanno detto in ripetute occasioni i capi di Sant'Egidio all'inviato dell'"Espresso" che ne chiedeva la ragione: «Di fronte a tanti uomini e bambini abbandonati, non esiste solo la paternità di sangue. I nostri figli sono i poveri». Quando i figli sono presi in adozione o in affido, talora ad averli in cura è una "comune" di membri di Sant'Egidio, più che la singola coppia. [Vita da Sant'Egidio di G.F. in Venticinque anni nella Comunità di Sant'Egidio. Un memoriale]
Dunque Mons. Paglia dopo aver promosso ideali di famiglia eterodossi rispetto a quanto indicato dall'istituzione ecclesiale oggi si erge difensore dei bambini che devono crescere con un padre e una madre... Davvero una gran bella famiglia!
Prima di chiudere vorrei mettere in evidenza la considerazione con cui Magister chiude l'articolo "Sant'Egidio, una gran bella famiglia" :
Un’altra curiosità. Il fondatore e leader incontrastato della Comunità di Sant’Egidio,Andrea Riccardi, 62 anni, celibe, attuale ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, ha nel governo italiano anche la delega a occuparsi dei problemi della famiglia.


mercoledì 30 maggio 2012

Cosa è il pride e perchè celebrarlo anche quest'anno

Uno degli elementi che costituiscono il collante di una comunità, di un popolo è il "mito fondativo". Il mito fondativo è trasmesso di solito inizialmente in forma orale e poi in racconti scritti. Lentamente entra nel patrimonio e nel tessuto culturale. Con il trascorrere del tempo il popolo sente l'esigenza di rivivere e celebrare i passaggi salienti del mito. La Chiesa cattolica ha il suo mito fondativo nell'ultima cena e lo celebra nella messa ogni giorno e più volte al giorno... La celebrazione assume ovviamente carattere simbolico: nella messa non viene servito agnello arrostito, pane azzimo e vino. Più semplicemente ostie e vino da messa che diventano corpo e sangue del Cristo.

Il popolo LGBT riconosce il proprio mito fondativo nella rivolta di Stonewall del 27 giugno 1969. Con l'episodio della ribellione della transessuale Silvya Rivera contro i poliziotti che in maniera vessatoria irrompevano allo Stonewall Inn nasce il movimento di liberazione omosessuale. Per questo ogni anno in giugno si celebrano in tutto il mondo i Gay-pride che non sono delle feste, ma occasione per riproporre la rivendicazione di diritti negati.
E' evidente che con il passare gli anni gli atti simbolici possono far perdere la consapevolezza del significato: ovvero non tutti i cattolici che partecipano alla Santa Messa sanno riconoscervi l'elemento fondante della propria religione; così non tutte le persone della variegata popolazione LGBT sanno riconoscere nella sfilata del pride la memoria della rivolta di Stonewall...

Ora è evidente che la celebrazione del mito fondativo è in ogni caso di estrema importanza per quelle comunità la cui identità venga sempre più spesso messa in discussione o negata. Gli ebrei continuavano a celebrare i propri riti durante la persecuzione, i cattolici nei paesi comunisti la messa...

In questi giorni sia da soggetti estranei al movimento, ma anche da sue componenti interne, si va proponendo di non celebrare la sfilata del "Gay-pride" nazionale prevista a Bologna sabato 9 giugno 2012. Non ha senso. La comunità ha il dovere di ripensare alcuni aspetti 'formali' che inevitabilmente diventano 'sostanziali',  ma non può rinunciare a sfilare nella città manifestando l'orgoglio identitario di un popolo e rivendicando ancora una volta i diritti che gli vengono negati.

E' auspicabile che all'interno del pride di quest'anno venga dato spazio alla solidarietà e compassione per la gente colpita dal sisma e che il tutto si concretizzi nella realizzazione di un'opera concreta: scuola, asilo nido, centro sociale. A maggior ragione un 'segno' importante sarebbe una targa che evidenzi "Opera realizzata con il contributo del 'Gay-pride 2012'".

Ma la celebrazione di un mito fondativo non può essere abolita, sarebbe come negare il diritto di esistenza di una comunità, negarne la sua identità non solo simbolicamente... Ogni anno potrebbe esserci un motivo per chiederne la non celebrazione: i morti sul lavoro, le vittime dei pirati della strada, i femminicidi, ecc...

Lunga vita al "PRIDE". 

lunedì 5 marzo 2012

DALLA, LA CHIESA E L'AMORE

...Dalla è morto. Una città intera, e non una città qualsiasi ma Bologna, lo ha pianto e onorato. Dalla era cattolico e praticante. Una mia amica mi ha raccontato di averlo visto inginocchiato a lungo  in intensa preghiera davanti alla Madonna di san Luca.

Dalla non ha mai dichiarato di essere omosessuale, non ha mai presentato qualcuno come il suo compagno...a noi rimane il dubbio e le domande sul perché di questo comportamento...e per quanto ci possa deludere dobbiamo rispettarlo.
I funerali di Dalla sono stati celebrati in Chiesa e non una chiesa qualsiasi ma in San Petronio dove l'ultimo funerale è stato quello di don Dossetti. Qualcuno ha polemizzato per questo e ha parlato di ipocrisia, ma probabilmente senza sapere di cosa stia parlando. Dalla non era fuori dalla Chiesa. Dalla non ha mai dichiarato che gli omosessuali hanno nella loro natura, come gli eterosessuali, l'esigenza di completarsi nel rapporto di coppia. Dalla aveva un confessore che sa se potesse o meno essere accolto in Chiesa. E in ogni caso non la mera condizione di persona omosessuale può essere motivo di separazione dalla comunità ecclesiale... Ed è evidente che per alcune persone omosessuali e cattoliche è più importante continuare a rimanere nel seno di santa madre chiesa piuttosto che farsi pietra di scandalo e confrontarsi con la dottrina e indicare agli uomini di Chiesa i loro errori e la durezza del loro cuore...

domenica 19 dicembre 2010

Lesbo-spot e omosessualità femminile

Qualcuno si è detto soddisfatto del coraggio della Renault per quello che ormai tutti chiamano il lesbo-spot.... Personalmente non posso fare a meno ancora una volta di notare come l'omosessualità femminile venga usata in termini di ambiguità e morbosità. 
Nello spot la tipa con la maglia nera arriva a quella che sembra essere una festa, lancia occhiate ad una tipa con una maglia rosa che cazzeggia su un divano con un tizio... La seconda tipa raccoglie immediatamente l'invito, entra in camera si spoglia, luce soffusa, si sdraia sul letto e l'altra le sale sopra per bendarla e poi le ruba la maglia rosa e se ne va...mentre la voce fuori campo commenta: "la competizione è femmina"!
Ora a me non sembra che questo dimostri da parte della Renault una particolare volontà di sdoganare l'omosessualità femminile, ma piuttosto ancora una volta la solita operazione di marketing che  tende a stuzzicare un certo voyeurismo, per poi spiazzarlo con un finale inatteso... Roba già vista  tra l'altro negli spot Campari di qualche anno fa.
Il vero coraggio sarebbe stato  nel mostrare una normale coppia omoaffettiva che utilizza la Twingo per accompagnare a scuola la propria figlia o figlio prima di andare al lavoro o magari per andare al lavoro o a fare la spesa. Ma questo evidentemente risulterebbe davvero troppo scandaloso ed inaccettabile per la cultura del nostro paese immorale e bacchettona!!!

domenica 7 novembre 2010

Quattro passi per Bologna

da quando sono a Bologna cammino molto, tanto che mi si consumano le suole delle scarpe... una delle cose più belle è camminare nel centro storico percorrendo i portici che hanno visto passare secoli di studenti universitari e di accademici... in autunno e in inverno godo di un piacere in più: scrutare le finestre con le luci accese dietro cui si intravvedono interni di pregio, soffitti a cassettoni o a volte addirittura affrescati. colgo frammenti, fotogrammi di una Bologna benestante e colta, ricca e di sinistra, con la solidità antica di secoli di albero genealogico. guardo e osservo non per voyeurismo, ma piuttosto con la consapevolezza che non avrò mai accesso a quegli interni, che non mi accadrà di conoscerne i proprietari ed essere invitata a prendere un caffè... è la stessa consapevolezza di quando incrocio coppie innamorate, avverto l'incapacità, l'inaccessibilità ad una dimensione di rapporto di coppia, attraverso invisibile luoghi amici e rinuncio prima di andare in frantumi all'ennesimo rifiuto... Bologna è bellissima ed è come se non fossi qui, ma non vorrei essere in altri luoghi.

forse basterrebbe solo un buon terapeuta?

giovedì 28 gennaio 2010

E' USCITO IL LIBRO


MAMMA SCHIAVONA
La Madonna di Montevergine e la Candelora
Religiosità e devozione popolari delle persone omosessuali e transessuali
di Monica Ceccarelli

GRAMMA EDIZIONI

Ricerca di carattere storico-antropologico sul rito della Candelora a Montevergine, dove i femminielli prima, le persone omosessuali e transessuali oggi, venerano Mamma Schiavona. Icona antichissima, che ritrae la Madre di Dio, come altre icone mariane in Campania, riprendendo i tratti delle dee madri.

Un'analisi del rapporto/conflitto tra religiosità ufficiale e religiosità popolare, che nel rito della Candelora a Montevergine, studiato su base storico-antropologica, si rivela in tutte le sue contraddizioni e tensioni.

Questa ricerca non è un testo militante, non si intende sostenere una tesi, un principio o il riconoscimento di diritti. I testi del Magistero sono presi in esame per capire in base a quali informazioni può accadere che un vescovo si arroghi il diritto di cacciare alcune persone da una chiesa, ovvero capire se queste persone erano già state cacciate dalla Chiesa.

La religione cristiana di fede cattolica sembra secolarizzarsi sempre di più, il bisogno di affermarsi in una società secolarizzata porta a temere e a guardare con sospetto quelle espressioni di fede che non rientrano del tutto nei canoni previsti. Ma se è vero, come scrive William Shakespeare nell’Amleto, che ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa averne sognate la filosofia di Orazio, probabilmente è anche vero che ci sono più cose del cielo in terra di quante possano prevederne i nostri teologi.

giovedì 17 settembre 2009

LE CONTRADDIZIONI DEL MAGISTERO DELLA CHIESA NEI DOCUMENTI SULLA QUESTIONE OMOSESSUALE


Nei giorni scorsi un parroco, don Nildo Pirani, che a Bologna aveva concesso una sala per le prove del coro gay Komos, è stato costretto dal vescovo a ritirare tale concessione. La curia ha portato a sostegno di questa presa di posizione quanto stabilito in un documento del 1986, dall'allora prefetto della congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger. Il parroco ha affermato di aver ignorato l'esistenza di tale documento.

Una parte della mia tesi di laurea specialistica è stata dedicata all'analisi dei documenti prodotti dal magistero della Chiesa sulla questione omosessuale, nonchè l'articolo del giurista Navarrete sul tema del transessualismo.

Ho deciso di mettere a disposizione questa parte per quanti sono interessati ad approfondire il tema, ma vi avverto vedere tanta superficialità e approssimazione in un tema così delicato può suscitare un pericoloso fenomeno di rigetto.
(sempre in fiduciosa attesa che Sua Santità esprima solidarietà per le vittime della omofobia e transfobia)

Cliccare qui per leggere
LE CONTRADDIZIONI DEL MAGISTERO DELLA CHIESA NEI DOCUMENTI SULLA QUESTIONE OMOSESSUALE

Cliccare qui per il testo completo della tesi su tesionline:
Mamma Schiavona, il femminiello e l'Abate

sabato 29 agosto 2009

VICENDA DINO BOFFO: INVOCO UN'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE


...nella disgustosa canea di fine agosto, mentre Berlusconi piglia a feltrate in faccia la CEI, rischia di sfuggire l'aspetto più inquietante della vicenda, anzi due. Ma non è da brividi leggere: "noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni", siamo di nuovo alle schedature del ventennio? possibile che a nessun politico sia venuto in mente di fare un'interrogazione parlamentare? Sottolineo 'attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni', non perchè stesse commettendo un reato, solo perchè omosessuale! A quale scopo? e alla memoria tornano i famosi archivi pieni di dossier su liberi cittadini, onesti dal punto di vista penale, ma ricattabili dal punto di vista della morale... Cosa sta succedendo in questo Paese?
L'altro aspetto che colpisce di questa vicenda è non tanto che nè Boffo, nè i suoi superiori, smentiscano, d'altra parte pare che Feltri abbia attinto al casellario giudiziario... ma stupisce che si dica è 'vita privata', non si deve rendere pubblica... Ma scusate tanto, stiamo parlando di un portavoce ufficiale della Chiesa, uno che non essendo sposato dovrebbe pure essere casto, uno che è sostenitore dell'indissolubilità del sacramento del matrimonio, ecco un tipo così aveva (e ha?) un amante e ne ha perseguitato la moglie affinchè lo lasciasse e fossero liberi di vivere il loro amore!!! Uno così lo lasciano direttore dell'organo di stampa della CEI e Bagnasco lo difende, parlando di grave atto di intrusione nella sfera privata! Domanda per Monsignor Bagnasco: perchè da parte della CEI non c'è ufficialmente la stessa comprensione e lo stesso rispetto per i tanti omosessuali credenti, impegnati nella Chiesa?

mercoledì 18 febbraio 2009

L'IMMENSO ROBERTO BENIGNI E LE SERIE TV


Per quanto riguarda le polemiche preventive sulla canzone di Povia ho già espresso qui la mia opinione e credo che si sia ottenuto esattamente l'effetto che Povia e compagni cercavano: pubblicità e attesa per una canzonetta che non ha alcun merito. Però se tutto questo ha provocato il fantastico intervento di quel gigante che è Roberto Benigni, allora ben vengano le polemiche preventive! C'erano quindici milioni di persone sintonizzate ad ascoltare Benigni, quei dieci minuti si possono ascrivere alla storia della televisione italiana, e per la prima volta probabilmente milioni di persone hanno sentito parlare delle persone omosessuali in termini di amore e non di saune, tradimenti ed inganni... L'intervento di Grillini mi è sembrato del tutto inopportuno, dopo Benigni qualsiasi discorso non poteva che apparire meschino...

Infine vorrei allargare il discorso e evidenziare quelli che a me appaiono segnali importanti di cambiamento nel costume, veicolati dalle fiction televisive -perchè parliamoci chiaro i dibattiti in TV sono di nicchia, le fiction arrivano a milioni di persone. Dunque da almeno un anno, ma anche di più, a questa parte sono presenti nelle varie serie personaggi omosessuali positivi e se in "Distretto di Polizia" al personaggio non si permette di sviluppare in pieno la sua storia, in altre c'è più spazio in "Terapia d'Urgenza" (purtroppo sospesa, ma riprenderà nei prossimi mesi) c'è la figura della pediatra che inizia una storia descritta in modo molto limpido e senza morbosità, lontano dagli stereotipi di cui spesso la categoria è vittima. Perfino in "RIS" sta prendendo corpo il personaggio di una carabiniere omosessuale e prima di rivelare questo aspetto il personaggio è stato presentato in modo molto positivo, cosicchè il pubblico si era già affezionato. Infine credo che il miglior contributo alla rivalutazione delle persone omosessuali sia arrivato con "Tutti pazzi per amore", la puntata in cui il padre rivela al figlio la propria omosessualità ha avuto cinque milioni di spettatori e i termini di quel discorso sono stati di grande equilibrio e onestà, e la storia si sta sviluppando positivamente.

Certo è ancora poco, ma rispetto a certe macchiette o personaggi torbidi che imperversavano fino a qualche tempo fa mi sembra un buon risultato. E sono sempre più convinta che la coscienza di un paese viene formata molto di più dalle fiction che non da "Annozero" o dalle "Invasioni Barbariche", e finalmente nelle fiction si parla delle persone omosessuali in termini di AMORE.
Tutto questo non può che apparire positivo a quei gruppi di persone omosessuali che cercano di trasmettere all'esterno l'immagine reale della loro identità. Ad esempio l'opuscolo pubblicato dal gruppo Nuova Proposta è proprio questo che sta cercando di portare all'attenzione che l'omosessualità altro non è che un altro nome dell'amore.

Su FaceBook si è costituito un gruppo per un PREMIO GAY HONORIS CAUSA A ROBERTO BENIGNI .

lunedì 9 febbraio 2009

UNA RISATA VI SEPPELLIRA' , MA ANCHE UNA CANZONE


Sabato 21 febbraio 2009 ore 15.00 – “Se m’innamoro”

Portiamo la nostra felicità e le nostre canzoni per le strade della città del Festival

Si svolgerà sabato 21 febbraio – giorno della serata finale del Festival della Canzone Italiana 2009 – a partire dalle ore 15.00, per le strade di Sanremo la manifestazione nazionale “Se m’innamoro”. La manifestazione è promossa e organizzata da Arcigay, Arci Liguria, ArciLesbica, Famiglie Arcobaleno, Agedo - associazione dei genitori di omosessuali.

Il titolo prende spunto da una delle canzoni vincitrici del Festival, quella del 1985, cantata dai Ricchi e Poveri, inno festoso che contiene nel suo testo anche dei versi che con leggerezza rivendicano l’universalità dell’amore:

“Ma guarda il mondo come è strano, si stupisce se ti dico che ti amo

ma se ci togli anche l'amore, dopo averci tolto tutto, dove andiamo?”

La manifestazione vedrà sfilare per le strade del Festival le storie delle persone LGBT, dei loro amici e delle loro famiglie, attraverso una partecipazione gioiosa e ben visibile, con canti e balli sulle note delle molte canzoni italiane che raccontano amori omosessuali.

Il movimento LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) torna a manifestare nella città dei fiori dopo 37 anni: si svolse proprio a Saremo infatti il 5 aprile 1972 la prima manifestazione gay italiana della storia, nata per contestare le posizioni anti-scientifiche di un congresso di sessuologia.

“Sarà un momento per riaffermare tutti assieme la nostra dignità e per rispondere ai personaggi pubblici di ogni sorta che sulla nostra pelle cercano di fare ascolti, introducendo nel nostro paese argomenti che in altri paesi fanno sobbalzare dalle sedie governanti di tutti i colori politici.” – spiega il presidente nazionale Arcigay Aurelio Mancuso – “Il nostro esserci significa affermare con allegria, che l'armonia sono i tanti colori, il pluralismo, le differenze. Saremo in piazza, gay, lesbiche, bisessuali, trans, etero, donne e uomini da tutta Italia, per ribadire che il vero amore non ha confini e non si fa intimorire dall'oscurità del fanatismo religioso e politico.”

domenica 8 febbraio 2009

PER FARE OUTING CI VUOLE DIO?



Qui trovate i file del servizio di Repubblica delle Donne su gli omosessuali cattolici, un titolo infelice per un buon servizio.
I parte
II parte
III parte

lunedì 26 gennaio 2009

UNA NUOVA PROPOSTA: GUARIRE DAI PREGIUDIZI


Nuova Proposta
Via dei Banchi Vecchi 116, Roma
cel.: 331 7858894
www.nuovapropostaroma.it
e-mail: info@nuovapropostaroma.it


COMUNICATO STAMPA N°1 DEL 2009

Perché, invece di profondere tante energie nel tentativo di "guarire" gli omosessuali (tentativo sterile, soprattutto perché l'omosessualità non è da considerarsi una malattia, secondo l'opinione ufficiale della comunità scientifica), non cerchiamo tutti insieme di guarire dai pregiudizi?

Roma, 26 gennaio 2009 - "L'impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo migliori dell'impresa opposta", così scriveva Sigmund Freud, padre della moderna psicologia, nel lontano 1920.

Da queste significative parole partiamo per affermare il nostro punto di vista sulle cosiddette psicoterapie "riparative" dell'omosessualità che, nate in America, negli ultimi tempi stanno facendo parlare di sé anche nel nostro paese.

E' di questi giorni, infatti, l'iniziativa di un percorso di incontri a Brescia, dal titolo "Living waters", organizzato da un certo "G ruppo Lot" che, già dal materiale informativo veicolato, non fa mistero di voler agire nella direzione della "guarigione" dall'omosessualità. Lo si intuisce, banalmente, dal titolo di alcuni dei seminari proposti: "Ripristinare la vera femminilità", "Ripristinare la mascolinità: intraprendere il processo", e così via...

Come Gruppo "Nuova Proposta: donne e uomini omosessuali cristiani di Roma", siamo estremamente preoccupati dalla diffusione di queste iniziative, memori dello strazio che molti di noi hanno passato perché, ad esempio, costretti da genitori, privi degli strumenti necessari per comprendere ed accettare la nostra omosessualità, ad affrontare lunghi e dolorosi percorsi, a carattere sia medico sia psichiatrico, con l'obiettivo, ovviamente mai riuscito, di modificare il nostro orientamento sessuale.
Temiamo, di conseguenza che, a seguito della diffusione di queste iniziative, altre persone omosessuali possano essere forzate verso percorsi di presunta "guarigione" con impatti devastanti sulla propria serenità ed accettazione.

Vogliamo contribuire, quindi, ad una giusta e corretta informazione, ribadendo quello che la comunità scientifica ha già espresso da diversi anni e che dovrebbe oramai essere già patrimonio consolidato della collettività: l'omosessualità non è una malattia e neanche un disagio psichiatrico. La categoria della guarigione, pertanto, non si può applicare all'omosessualità. E' come dire di voler guarire dal fatto di preferire qualcosa a qualcos'altro. Risulta, inoltre, fortemente offensivo per la propria dignità pensare di dover guarire da qualcosa che riguarda l'identità personale. La sfera dell'omosessualità riguarda, infatti, il desiderio profondo di amare ed essere amati, desiderio che va custodito, coltivato e rispettato.

Come Gruppo ci mettiamo a disposizione di chiunque (in ambito ecclesiale e non) voglia affrontare un percorso sereno di confronto e di vera informazione sulla condizione omosessuale.

Con preghiera di diffusione e pubblicazione.

mercoledì 24 dicembre 2008

PERCHE' NON ADERISCO AI GRUPPI FACEBOOK CONTRO POVIA A SANREMO


Ieri gran fermento sul web, quando è cominciata a circolare la notizia che Povia avrebbe partecipato al Festival di Sanremo con una canzone dal titolo "Luca era gay". Immediatamente si sono creati due gruppi facebook con lo scopo dichiarato di impedire all'autore de "I bambini fanno oh!" di cantare il suo nuovo brano. Tutti hanno ricordato che Povia tempo fa dichiarò di essere guarito da un periodo di sei mesi di omosessualità, essendo poi riuscito a convertire due suoi amici che ora sono sposati... e poi tutti si sono ricordati che il principale testimonial delle terapia riparative in Italia è un certo Luca Tolve, e a tutti questa coincidenza è sembrata anomala... E a me viene da chiedere come mai non si riesce mai ad essere sereni su questi temi? Ufficialmente nessuno ha letto il testo della canzone, magari i primi versi sono: "Luca era gay e per questo l'hanno ammazzato"...(Povia stupiscici!). Insomma questo gran polverone alzato dalle varie associazioni mi sembra quanto meno prematuro. Quanto alle affermazioni di Povia, a me sembra evidente che se uno per un periodo si sente attratto da persone del proprio sesso ed è a disagio, tanto da ricorrere allo psicoterapeuta e poi sentirsi di nuovo etero, insomma questo qui non è certo una persona omosessuale, solo uno molto confuso. Le persone omosessuali, come ho già scritto in un altro post, non appartengono all'unica lobby di malati che non vuole curarsi, semplicemente vorrebbero che la si finisse di considerarli dei malati... E chi incontra delle persone omosessuali distoniche, farebbe bene a non generalizzare, chi sta male si curi affinchè con serenità possa vivere la propria identità etero o omo che sia.
Povia canti quello che vuole, più danni della Tatangelo non potrà fare e tutto questo chiasso non fa altro che creare attesa e pubblicità, per una canzone sicuramente modesta (sia per il testo che per la musica), che meriterebbe di essere dimenticata prima ancoradi ascoltarla...