mercoledì 19 settembre 2007

Tradizione tra contemporaneità e verità




Alcune considerazioni personali a proposito della tradizione:
Che cosa è più "vero" rappresentare il ciclo coreutico così come ce lo ha raccontato De Martino o le folle che ballano in piazza (anche la techno-pizzica)? Voglio dire che personalmente trovo molto tristi quelle rappresentazioni tipo Quintana di Foligno, Corsa dell'anello di Narni, ecc...per le quali interi paesi si mettono in costume e rappresentano, mettono in scena un rito, una festa, così come era nel '5 o '600... La tradizione, secondo me, è tale quando è contemporanea, ed è trasformata o meglio continuamente formata dalla contemporaneità... Ad esempio in questi ultimi anni ho rivalutato molto l'unica tradizione laica ternana, ovvero la sfilata dei "Carri di Maggio", in origine erano i contadini che dalle campagne venivano in città sui carri trainati dai buoi, addobbati con i tralci delle viti appena potate e portavano ad assaggiare il vino nuovo...poi, con la nascita delle industrie i contadini si sono inurbati... Ma allora anche i carri si sono trasformati e molti erano realizzati dai circoli del dopo lavoro delle fabbriche, con la crisi economica la loro partecipazione è diminuita, ma sono arrivati altri soggetti come le scuole superiori nell'ambito di particolari progetti e prima ancora anche gruppi di teatro di avanguardia. Infine in questi ultimi due anni la partecipazione della comunità indiana, dei precari e degli universitari...ovvero esattamente le nuove realtà che sono inserite nel tessuto cittadino.



La techno è per me inascoltabile, ma inorridisco di più all'idea di dover assistere alla messa in scena di una tarantata e della sua danza terapeutica...




In sintesi o la tradizione è contemporanea o non è!




(Oppure potremmo definire una sorta di meta-tradizione, ovvero la tradizione di rappresentare la tradizione antica... ma qui arriviamo ad un tale attorcigliamento che non ci provo neanche).