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giovedì 24 ottobre 2013

E SE DOMANI USASSIMO LE PAROLE GIUSTE?


Nei giorni scorsi a Terni una giovane transessuale è stata aggredita a causa della sua identità di genere. L'episodio è stato riportato dalla stampa locale e il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha espresso il suo pensiero in un comunicato stampa pubblicato sul sito del Comune. Certo anni fa i giornali avrebbero descritto il fatto con toni di colore e figuriamoci se un sindaco si sarebbe scomodato!

Ma c'è qualcosa che stona. E se il comunicato stampa del sindaco titola "La violenza di genere va respinta in tutte le sue forme" poi sembra in realtà non sapere di quale genere si tratti.

Ma le parole sono importanti come Nanni Moretti ci insegna.

Proprio perchè le parole sono importanti dobbiamo usarle in modo corretto. A Terni è accaduto un grave episodio di transfobia nei confronti di una giovane transessuale. Dobbiamo esigere correttezza sia dalle istituzioni, sia dalla stampa. Ho letto tutti gli articoli online ed anche il comunicato stampa del sindaco. Tutti usano il maschile facendo riferimento alla vittima, molti poi fanno riferimento all'omofobia e non alla transfobia. E infine anche il comunicato stampa di E se domani Terni LGBT cade nello stesso errore (e questo mi sembra ancora più grave)... C'è qualcosa di peggio della discriminazione ed è il far diventare invisibile. Le trans e i trans vengono costantemente confusi nel lessico giornalistico e non. Confusi tra loro e confusi con le persone omosessuali. Se poi tale confusione viene perpetrata anche dalle associazioni di categoria si fornisce alibi a quanti preferiscono ignorare e fare informazione in modo scorretto. 

Mi auguro che la giovane ternana possa recuperare al più presto superando non solo il trauma fisico ma soprattutto la ferita morale che gli è stata inferta da gente indefinibile e non giustificabile in alcun modo.

venerdì 23 novembre 2012

UCCIDERSI A 15 ANNI E IL MURO DEGLI ADULTI



Un ragazzo di 15 anni si è ucciso. L'indignazione e la solidarietà sono state immediate. Si è scritto che il ragazzo si era ucciso perché vittima del bullismo omofobo, è stata segnalata una pagina Facebook in cui sarebbe stato denigrato. Poi sono state descritte le sue stranezze: i pantaloni rosa, lo smalto e così via... Poi a qualcuno sono venuti dei dubbi: forse non era vero che fosse gay e quella pagina l'amministrava anche lui: era un gioco condiviso, non una gogna. Ma intanto era scattata la macchina accusatoria contro i suoi aguzzini e contro i suoi insegnanti insensibili. 

Un ragazzo di 15 anni si è ucciso. La domanda non può e non deve essere se il ragazzo fosse gay. Ma la domanda è perché un adolescente forse in crisi di identità di genere, forse semplicemente in crisi arrivi a suicidarsi senza che nessun adulto o nessun coetaneo percepisca il suo male di vivere!!!

Ho avuto 15 anni. E quando avevo 15 anni volevo morire. Non perché fossi lesbica. Mi sarei uccisa perché la vita era inutile e senza senso. Se mi fossi suicidata però molti avrebbero potuto dire di aver colto dei segnali. Nella incoscienza adolescenziale ne teorizzavo con alcune coetanee e mia madre era in fibrillazione perché le mie letture erano molto monotematiche: Pavese e via discorrendo! ma mia madre non avrebbe saputo in che modo aiutarmi. Certo i grandi assenti sono stati gli educatori. Mai e poi mai ho incontrato un docente con cui avrei potuto confidarmi o chiedere sostegno. Mai nel prestigioso liceo classico di Terni in quegli anni venne realizzato un servizio di ascolto per noi studenti, servizio importante non necessariamente solo per gli aspiranti suicidi. Quanti infatti possono raccontare un'adolescenza serena e in armonia, pur senza aver mai pensato al suicidio?

La domanda non è l'omosessualità di un ragazzo di 15 anni.
La domanda è sull'incapacità di ascolto del disorientamento, sul colpevole abbandono da parte di noi adulti. 
E poi ci ritroviamo a gridare anche a sproposito "DAGLI ALL'OMOFOBO!" Perché è più facile trovare una causa e un effetto così a buon mercato, ma il problema è ben più ampio...

sabato 6 ottobre 2012

UN PESSIMO VENDITORE E DELL'OMOFOBIA



Approfittando della temperatura ancora mite decido di fare una passeggiata da San Donato fino alla sede del Cassero. Mentre cammino ascolto la radio e cerco di godermi la città che forse dovrò lasciare... Sotto i portici di via dei Mille un ragazzo con in mano una cartellina si mette in faccia un gran sorriso e mi punta un indice contro. Purtroppo incrocio il suo sguardo per un nanosecondo di troppo e questo deve averlo fatto sentire in grado di piazzare la sua vendita.
Cerco di svicolare e di cavarmela con un banale 'non mi interessa'. E lui, porgendomi la mano che ignoro, 'non sono un bandito'. Io 'so che non sei un bandito ma non ho soldi'. Sempre camminandomi al fianco lui sbotta 'ma possibile che voi bolognesi siete tutte così acide?' E io sempre più scocciata:'non sono bolognese', 'allora sarai terrona come me'...'non proprio, sono del centro Italia, Umbria'. Questa mia confidenza deve avergli dato l'idea che stessi cedendo terreno e così mi incalza con una nuova domanda 'hai figli?' 'No, sono single e lesbica'. 'E va be' se vuoi mi offro come volontario ma intanto guarda questo...' E mi porge un cartoncino A4 ripiegato (non ho idea di cosa stesse cercando di vendermi)... Credo di aver avuto un'espressione furibonda, mi fermo e lo gelo con 'sono disoccupata e non ho soldi!' con un tono di voce così tagliente che rimette il cartoncino nella cartellina azzurra e se ne va a testa bassa...

Alcune considerazioni: il poveruomo a breve sarà sotto il Pavaglione a chiedere elemosina perchè uno che deve vendere qualcosa e non capisce che il modo migliore sia entrare in empatia con il potenziale cliente è destinato al fallimento... Il poveruomo ha infilato una perla di imbecillità dietro l'altra dandomi dell'acida e della terrona. Ma l'apice della sgradevolezza è stato ovviamente raggiunto dal suo proporsi come volontario. E qui si apre un'ulteriore tematica: come è possibile che un giovane, con molta probabilità uno studente universitario, a fronte della dichiarazione di identità di genere di una donna di mezza età si senta in dovere di proporsi...come rimedio? come terapia? come alternativa? 

E poi mi chiedo ma quelli per cui lavora un paio di euro in formazione potevano pure spenderceli...