giovedì 31 gennaio 2013

31 gennaio 2003 - 2013: 10 anni italiani

Dieci anni fa ero all'aeroporto di Bangkok, allora era ancora il Don Muang. Ripartivo da sola dopo quasi nove anni vissuti intensamente. Così intensamente da rendermi conto troppo tardi di quanto stessi male e, come sempre mi accade in queste situazioni, era stato il mio corpo a mandarmi pesanti segnali di malessere. Avevo perso 25 chili in un mese e mezzo, una febbricola frequente, il ciclo mestruale ogni quindici giorni...ecco partivo con la convinzione di avere un tumore alla tiroide o qualcosa di simile. Fortunatamente la mia diagnosi era sbagliata: semplicemente non ne potevo più!!!
Ironia della sorte mentre attendevo all'imbarco la televisione  mandava in diretta le immagini della straordinaria operazione di evacuazione dei cittadini tailandesi dalla Cambogia. Enormi aerei militari in chissà quale pista inghiottivano nella loro pancia migliaia di lavoratori, funzionari, famiglie e bambini la cui sicurezza non era più garantita: l'ambasciata thai era stata assaltata e devastata da cambogiani incazzati  perché un'attricetta thailandese aveva dichiarato che non avrebbe mai messo piede in Cambogia fin quando il tempio di Prah Viharn in territorio cambogiano non fosse stato restituito alla Thailandia. Insomma io partivo stremata e migliaia di thai erano costretti a rientrare.

Non ho ricordi particolari del viaggio. Ma ricordo che all'arrivo sudai freddo alla dogana. Suor Eugenia mi aveva rifilato una valigia di prodotti artigianali in teak da consegnare in comunità. (Spero ormai ci sia la prescrizione...). Insomma la doganiera mi richiamò mentre tentavo di passare facendo finta di niente, rapidamente cercai una via di uscita senza trovarla e già immaginavo il casino...le telefonate da Silla, ecc... Porsi il passaporto mentre lentamente aprivo la prima valigia (ovviamente il teak era nell'ultima). La doganiera lesse i dati "Ah! Ma lei è residente lì?" "Ehm, si..." E lei: "Ma allora passi pure...". Mi sono trattenuta ma stavo per chiederle: "Allora nessun problema per quei 5 chili di eroina?". E va be' mi rimarrà il dubbio.

Non intendo raccontare questi dieci anni giorno per giorno però. Ma vorrei lasciar comprendere lo stravolgimento di vita e lo sforzo di iniziare ancora, ritrovandosi con il proprio orizzonte cambiato ancora una volta.
Ma vorrei anche dare giusto riconoscimento a tutti gli amici che sono stati fondamentali per rendere meno traumatico il mio atterraggio in patria. Evito di nominarli per il timore di dimenticarne qualcuno e non potrei perdonarmelo. Loro sanno che sto parlando del loro affetto, del loro prendersi cura di me e del sostegno che mi hanno sempre offerto.

Un lavoro part-time, che mi ha fatto conoscere la realtà del call-center e pagarmi un po' di spese.
Mi sono iscritta all'Università e la laurea triennale è arrivata esattamente tre anni dopo: il 31 gennaio 2006. E lo studio è stato l'altro elemento importante, tante nuove amicizie tra i colleghi studenti e, data l'età, anche tra le docenti. Lo studio, il confronto con materie del tutto nuove e lo sperimentarmi in ambiti diversi...
Prima della laurea specialistica ho perso mio padre dopo svariati mesi di malattia. C'è stato dolore ma soprattutto l'esperienza di assistere alla trasformazione del padre che da bambina era l'uomo che mi dava sicurezza, trasformato appunto nell'uomo bisognoso di aiuto anche per le minime necessità. Ma gli sarò sempre grata per l'esperienza del suo ultimo giorno, quando soltanto lui sapeva con certezza che "l'ora si stava avvicinando"... Volle pregare e comunicarsi. Lui che non l'aveva praticamente mai fatto, se non da bambino. Ecco.

Intanto la collaborazione con l'ISTESS, altra sfida, altro ambiente. Sono stata perfino uno dei direttori artistici della seconda edizione del FilmFestival PopolieReligioni! Un pellegrinaggio in Terra Santa. Amici e incontri importanti.

Laurea specialistica con una tesi che poi è servita per pubblicare un libro: Mamma Schiavona. E l'apertura di un nuovo mondo. La ricerca a Montevergine: ancora incontri e nuovi amici.

Poi tre anni e mezzo fa , inaspettata, Bologna . Ancora impegno nel sociale: dopo tossicodipendenti, infanzia, ora immigrati. Scopro nuove miserie e nuove ricchezze. Ma arranco. Perdo colpi. Ancora una volta è il corpo a mandare segnali: ricomincia la febbricola, l'insonnia... La mia terapeuta poi mi ha spiegato che si tratta di burn-out. Prima di farmi altri danni sbotto e mollo il lavoro... E' il 22 maggio 2012. Il presente.
Ancora una volta fin dal primo minuto gli amici di sempre a sostenermi. Poi gli amici del presente. Tanti. Un nuovo cammino anche di consapevolezza...
Ora sono di nuovo in una fase di solida precarietà e bilanciato squilibrio. Cresco. Non ho perso la capacità di accettare nuovi percorsi... Resisto. ESISTO!!!