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sabato 15 marzo 2014

SCENE DI VITA QUOTIDIANA IN UN TEMPIO

Ieri pomeriggio avevo ancora un'ora libera prima di andare al lavoro. Ero di quell'umore che a Bologna regolarmente mi portava ad entrare in una delle tante chiese. Una a caso, perchè poi tanto una Madonna con cui scambiare due chiacchiere c'era sempre. Qui a Chiang Mai trovare una chiesa con facilità non è possibile e così sono entrata in un tempio. In uno dei tanti templi. 

Cercavo silenzio e ispirazione. Sono entrata e mi sono fermata a metà navata. Ai lati ci sono due fila di sedili in legno per i monaci. Su uno di quelli di destra è seduto un monaco vecchissimo. Mi sono seduta ad una certa distanza perché alla fine sono sempre piuttosto infastidita dall'eccesso di norme che indicano quale deve essere il tuo comportamento al cospetto dei monaci. Poi è entrato un addetto alle pulizie che ad un certo punto dopo un breve colloquio si è seduto poco distante dal monaco per terra. Nel frattempo è entrata una farang che per tutto il tempo si è aggirata tenendo le mani nel wai, palmo contro palmo, che sembrava le avesse incollate. Ma poi la scena è stata presa da un'ingombrante perpetua con tanto di piumino per la polvere. Dapprima ha chiesto al collega come mai non stava pulendo. Sentita la risposta si è rivolta al monaco: "Senti sa' ma non te poi mette a sede dall'altra parte che qui c'avemo da puli'? Almeno ce sbrigamo...". Tutto questo continuando ad agitare il piumino sulle varie suppelettili.

Il monaco ha forse farfugliato qualcosa. Poi si è alzato e lentissamente ha attraversato la navata...camminando con un lungo bastone... Giunto a breve distanza da me si è fermato. Io ho subito pensato che volesse darmi una bastonata perchè non mi è venuto neanche da fargli un wai. Invece mi ha guardato e mi ha chiesto "Da dove vieni?" Ed io "Dall'Italia". "Ah, Italia...bene, bene..." e ha proseguito il suo percorso. Si è seduto sull'altro sedile. Intanto la signora con il wai paralizzato lo ha raggiunto e gli ha detto: "Io vengo dalla Spagna" e il vecchio l'ha guardata con sguardo vuoto. E lei ha insistito: "Espana, Spain. Spagna". Il monaco aveva l'aria sempre piu' persa...

E intanto la perpetua continuava a spolverare e il suo collega a passare la scopa sui sedili...

Tutta la scena era abbastanza surreale. 
Chissà se la signora spagnola è ancora in giro con le mani incollate alla ricerca di un improbabile guru che neanche sa dove è la Spagna o forse addirittura ne ignora l'esistenza. La perpetua pero' continuerà a fregarsene di regole e deferenza (sono quasi sicura di averla vista spolverare un Budda ).

E sì, io sono uscita senza aver trovato il senso dell'esistenza dell'Universo ma sicuramente con umore migliore di quando sono entrata.

NB: I dialoghi si sono svolti tutti in Thai. Ho cercato di riprodurre l'eccesso di confidenzialità della perpetua utilizzando un italiano informale ancorchè non un un vero dialetto.


giovedì 27 settembre 2007

La repressione blasfema dei militari birmani







è angosciante seguire quanto sta accadendo in Birmania... è frustrante assistere impotenti alla violenza che si sta abbattendo sui monaci e sulla popolazione inerme...ho visto foto di monaci feriti alla testa e letto descrizioni di pestaggi a calci dei monaci...sottolineo questi episodi perchè a molti sta sfuggendo il significato simbolico di questi atti. Nel buddismo theravada la testa è sacra e i piedi sono impuri, nessuno può tenere la propria testa più in alto di quella di un monaco, per rispetto, perchè egli è comunque ad un livello superiore a quello di qualunque laico. Nessuno può sedere acavvallando le gambe di fronte ad un altra persona, perchè inevitabilmente il suo piede sarebbe puntato contro di essa e questa è una offesa gravissima...
Immaginate allora quale carica dissacratoria, quale profanazione sono contenute nell'atto di colpire dei monaci sulla testa e nel prenderli a calci. E' qualcosa di profondamente offensivo, una bestemmia, ancora una volta il potere colpisce il proprio popolo con una violenza che al di là delle ferite e del dolore fisico, sistematicamente lo umilia e colpisce nei simboli più sacri.