mercoledì 28 gennaio 2009

SIAMO UN POPOLO DI RAZZISTI





Oggi tutti i telegiornali hanno mostrato le edificanti (sich) immagini della folla giustizialista che a Guidonia ha atteso l'uscita dalla caserma dei Carabinieri dei rumeni arrestati per la rapina e il violento stupro di due giorni fa.
I reati di cui si sono resi responsabili, uno è reo confesso dunque possiamo scrivere con termini di certezza, sono reati di gravissima efferratezza e davvero odiosi.

Ma in tutto questo non riesco a non cogliere una vena di razzismo.
Dove erano questi giustizialisti quando il ragazzo "per bene" di Roma è uscito dal posto di Polizia? perchè sotto casa sua non si segnalano folle deliranti, pronte al linciaggio?

Gli stupri dei rumeni sembrano colpire l'orgoglio dei maschi italiani, perchè le loro donne gli italiani ci vogliono pensare loro a stuprarle!!!

E le donne devono impegnarsi non in direzione giustizialista, pretendendo chissà quali pene accessorie e castrazioni chimiche che sanno di legge del taglione. La battaglia va condotta sul piano culturale ed educativo...e smettiamola di strumentalizzare episodi singoli.

lunedì 26 gennaio 2009

UNA NUOVA PROPOSTA: GUARIRE DAI PREGIUDIZI


Nuova Proposta
Via dei Banchi Vecchi 116, Roma
cel.: 331 7858894
www.nuovapropostaroma.it
e-mail: info@nuovapropostaroma.it


COMUNICATO STAMPA N°1 DEL 2009

Perché, invece di profondere tante energie nel tentativo di "guarire" gli omosessuali (tentativo sterile, soprattutto perché l'omosessualità non è da considerarsi una malattia, secondo l'opinione ufficiale della comunità scientifica), non cerchiamo tutti insieme di guarire dai pregiudizi?

Roma, 26 gennaio 2009 - "L'impresa di trasformare un omosessuale in un eterosessuale non offre prospettive di successo migliori dell'impresa opposta", così scriveva Sigmund Freud, padre della moderna psicologia, nel lontano 1920.

Da queste significative parole partiamo per affermare il nostro punto di vista sulle cosiddette psicoterapie "riparative" dell'omosessualità che, nate in America, negli ultimi tempi stanno facendo parlare di sé anche nel nostro paese.

E' di questi giorni, infatti, l'iniziativa di un percorso di incontri a Brescia, dal titolo "Living waters", organizzato da un certo "G ruppo Lot" che, già dal materiale informativo veicolato, non fa mistero di voler agire nella direzione della "guarigione" dall'omosessualità. Lo si intuisce, banalmente, dal titolo di alcuni dei seminari proposti: "Ripristinare la vera femminilità", "Ripristinare la mascolinità: intraprendere il processo", e così via...

Come Gruppo "Nuova Proposta: donne e uomini omosessuali cristiani di Roma", siamo estremamente preoccupati dalla diffusione di queste iniziative, memori dello strazio che molti di noi hanno passato perché, ad esempio, costretti da genitori, privi degli strumenti necessari per comprendere ed accettare la nostra omosessualità, ad affrontare lunghi e dolorosi percorsi, a carattere sia medico sia psichiatrico, con l'obiettivo, ovviamente mai riuscito, di modificare il nostro orientamento sessuale.
Temiamo, di conseguenza che, a seguito della diffusione di queste iniziative, altre persone omosessuali possano essere forzate verso percorsi di presunta "guarigione" con impatti devastanti sulla propria serenità ed accettazione.

Vogliamo contribuire, quindi, ad una giusta e corretta informazione, ribadendo quello che la comunità scientifica ha già espresso da diversi anni e che dovrebbe oramai essere già patrimonio consolidato della collettività: l'omosessualità non è una malattia e neanche un disagio psichiatrico. La categoria della guarigione, pertanto, non si può applicare all'omosessualità. E' come dire di voler guarire dal fatto di preferire qualcosa a qualcos'altro. Risulta, inoltre, fortemente offensivo per la propria dignità pensare di dover guarire da qualcosa che riguarda l'identità personale. La sfera dell'omosessualità riguarda, infatti, il desiderio profondo di amare ed essere amati, desiderio che va custodito, coltivato e rispettato.

Come Gruppo ci mettiamo a disposizione di chiunque (in ambito ecclesiale e non) voglia affrontare un percorso sereno di confronto e di vera informazione sulla condizione omosessuale.

Con preghiera di diffusione e pubblicazione.

martedì 20 gennaio 2009

domenica 11 gennaio 2009

RICORDANDO FABRIZIO DE ANDRE'


Le prime canzoni di Faber sono entrate nella mia vita circa 35 anni fa, avevo poco più di dieci anni... ci sono cresciuta con la sua voce calda e con quella sua straordinaria capacità di usare la lingua italiana... la canzone che ho amato di più è "Amico fragile", ma non sono mai stata in grado di fare classifiche, ogni sua composizione è un autentico miracolo.

Per circa nove anni ho vissuto in Tailandia, occupandomi di bambini emarginati e ragazze con problemi di tossicodipendenza, anche a loro facevo ascoltare De Andrè, traducendo per quel che potevo in thai, ma soprattutto cercando di trasmettere loro le emozioni date dalle sue canzoni. Probabilmente qualcosa trasmisi, sicuramente più per la bellezza della sua musica che non per merito mio, molte volte erano proprio le ragazze a chiedermi di far loro ascoltare quelle che preferivano, tra cui "Princesa"...

L'11 gennaio di dieci anni fa, cominciarono ad arrivarmi fax e telefonate di condoglianze, tanto era nota la mia passione per Faber che tutti i miei amici volevano in qualche modo confortarmi, sapendomi lontana e pensando fossi da sola a vivere il dolore della sua scomparsa.
Ora che sono tornata stabilmente in Italia, mi piace pensare che ogni tanto in qualche città thai una donna, una ragazza o un ragazzo magari canti quel che ricorda di Fabrizio De Andrè e magari proprio stasera possa tornargli in mente "Amore che vieni, Amore che vai"...

martedì 6 gennaio 2009

RIGNANO: QUATTRO RINVII A GIUDIZIO?

Rignano, chiuse le indagini:
quattro maestre verso il rinvio a giudizio

di Valentina Errante
ROMA (6 gennaio) - Indagini chiuse. Si sono conclusi gli accertamenti sui presunti abusi sessuali nei confronti dei piccoli alunni della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio. Il procuratore di Tivoli Luigi De Ficchy e il pm Marco Mansi sono pronti a chiedere quattro rinvii a giudizio per alcune delle maestre finite sott’accusa. Per gli altri tre indagati sarebbe già stata chiesta l’archiviazione.

L’avviso di chiusura indagini, firmato lo scorso dicembre, dovrebbe essere notificato agli avvocati nei prossimi giorni. L’atto, che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, riguarda solo alcune delle persone coinvolte nell’inchiesta che per mesi è stata al centro di polemiche. Una vicenda controversa che ha aperto un vero e proprio scontro tra gli abitanti del piccolo centro alle porte di Roma.

A rischiare il processo sarebbero le maestre indicate nel corso degli incidenti probatori dai bambini della Olga Rovere ascoltati prima da un team di specialisti e poi dal gip Elvira Tamburelli. Gli indagati, che riceveranno l’avviso di chiusura indagini, però potrebbero ancora vedere archiviata la propria posizione: i legali avranno quindici giorni di tempo per presentare memorie e nuovi elementi o sollecitare interrogatori.

L’inchiesta sui presunti episodi di pedofilia era partita nell’estate del 2006. I genitori di alcuni bambini avevano presentano ai carabinieri pesantissime denunce nei confronti di alcuni insegnanti della scuola. Poi, a catena, nei giorni successivi, ne erano arrivate altre. Fino a coinvolgere ventidue dei piccoli alunni. Sul registro degli indagati erano finiti i nomi di tre maestre, una bidella, un immigrato cingalese e del marito di una delle insegnanti. Alcuni mesi dopo c’era stato un blitz nella scuola, nell’aprile successivo erano scattati gli arresti, le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti erano finite in carcere. Con loro, il marito della Magalotti, l’autore tv Gianfranco Scancarello, la bidella Cristina Lunerti e il benzinaio cingalese Kelum De Silva. Il nome di un’altra maestra intanto era stato iscritto sul registro degli indagati. Poi il Tribunale del Riesame e la Cassazione avevano annullato i provvedimenti. I racconti dei bambini non erano stati registrati e nessuna traccia dei piccoli era stata rilevata dal Ris nei luoghi dei presunti abusi.

Nessuna testimonianza confermava che i bambini, tutti tra i quattro e i cinque anni, fossero stati portati fuori dall’istituto durante le ore scolastiche e sui bambini non erano state riscontrate tracce di violenza fisica. Intanto la procura aveva ottenuto gli incidenti probatori. I primi diciannove bambini sono stati sentiti per ripetere le accuse alle insegnanti, ma non tutti i racconti sono risultati lineari. Poi altri sono stati chiamati a testimoniare.