sabato 19 febbraio 2011

LA FELICITA' IN UNA VASCA DA BAGNO...

Oggi ho accompagnato B. in quella che sarà la sua casa per 18 mesi. Si tratta di un progetto per sostenere il percorso verso l'autonomia di donne rifugiate o con permesso per motivi di protezione umanitaria. B. è molto giovane ma ha il volto devastato dallo stress e da un odissea che sembra non aver fine... Etiope sposata ad un eritreo, il marito è stato ucciso e mi ha raccontato che, in quanto madre etiope di figli eritrei, è dovuta fuggire con i suoi figli e la madre. E' arrivata in Sudan. Ma dopo poco è rimasta incinta senza essere sposata e così è fuggita di nuovo per non essere uccisa. Ha attraversato il deserto insieme al nuovo compagno, è arrivata in Libia e da lì si è imbarcata.  Poi è sbarcata a Lampedusa, poi in qualche modo è arrivata a Roma ha partorito un figlio che adora. Il suo compagno nel frattempo era venuto a Bologna lei lo ha raggiunto ma lui aveva già cominciato a perdersi e le loro strade si sono divise. Lei da quasi due anni vive in una struttura di accoglienza forse più simile a un incubo che altro. Oggi le ho fatto vedere il monolocale in un palazzone di edilizia residenziale pubblica...era contenta...poi è entrata nel bagno e si è entusiasmata, ha voluto che entrassi a vedere "la vasca"... Poi mi ha raccontato che una volta si era portata suo figlio nell'appartamento dove lavorava e il bambino, quando aveva visto la vasca da bagno, le aveva detto che anche lui voleva poter fare il bagno nella piscina.... A quel punto mi ha abbracciata in lacrime, ringraziandoci per tutto. E alla fine ha aggiunto "che fortunato che è mio figlio!" Mi sono emozionata e nella mia emozione ho pensato a quelli che vorrebbero affondare i gommoni e che respingono gli immigrati in Libia sostenendo di rispettare le normative internazionali. Ho pensato che troppo spesso guardando le immagini dei disperati sbarcati a Lampedusa pensiamo che il loro viaggio finisca lì....ed invece è solo una tappa di un peregrinare tra commissioni e burocrazie, ottenere un permesso, vedersi riconosciuta la condizione di rifugiato non è cosa scontata. Ed in mezzo ci sono la disintegrazione della tua famiglia, della tua identità, la perdita degli affetti... E allora pensi che tuo figlio sia davvero un bambino fortunato perchè potrà fare il bagno nella vasca!