34614. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. “Severe misure precauzionali e disciplinari” nei confronti di p. Tomislav Vlašic, il francescano cosiddetto “direttore spirituale” dei veggenti di Medjugorje: le ha annunciate con un documento ufficiale del 30 maggio scorso la Congregazione per la Dottrina della Fede al vescovo di Mostar, mons. Ratko Peric, affinché questi informasse la comunità “per il bene dei fedeli”. I reati contestati al religioso, che è sotto inchiesta dal 25 gennaio scorso, ma che in questi mesi non ha voluto collaborare con gli inquirenti (ed ha continuato nella sua fervente attività di dar vita a comunità e chiese attorno a Medjugorje) sono diffusione di dubbia dottrina, manipolazione delle coscienze, misticismo sospetto, disobbedienza verso ordini emanati legittimamente, atti contra sextum [non commettere atti impuri] (contro il sesto comandamento, quindi di natura sessuale) aggravati da motivazioni mistiche.
P. Vlašic, che ora è confinato in Italia ospite in un monastero francescano, ha avuto l’obbligo di tagliare ogni contatto con la comunità da lui fondata, “Regina della Pace – Tutti tuoi, tramite Maria a Gesù”, o con i suoi avvocati; non potrà più apparire in pubblico, predicare o confessare, e dovrà pronunciare una solenne professione di fede cattolica, pena la scomunica per eresia e scisma.
Una biografia intrecciata con Medjugorje
Vlašic è una figura di primo piano nel fenomeno delle presunte apparizioni, iniziate nel 1981. Ne ricostruisce la storia il blog di Marco Corvaglia, studioso leccese autore del libro Medjugorje è tutto falso (Anteprima Edizioni, 2007). Sacerdote carismatico - si legge nel blog www.marcocorvaglia.blog.lastampa.it -, Vlašic a maggio del 1981 aveva partecipato ad un congresso del Movimento carismatico, chiedendo di pregare per la guarigione della Chiesa in Jugoslavia. Dopo qualche settimana, ecco le prime apparizioni ai sei ragazzi, in seguito alle quali Vlašic si stabilisce come viceparroco a Medjugorje (dal 1981 al 1984), senza informarne il vescovo, e cominciando ad accompagnare i veggenti come loro “direttore spirituale”. Il ruolo del francescano appare incontestabile: persino il mariologo p. René Laurentin, che già dal 1983 frequentava Medjugorje, nella sua ricostruzione degli eventi fatta nel libro Racconto e messaggio delle apparizioni di Medjugorje (Queriniana, 1987) dichiara che p. Tomislav, dopo essersi messo in contatto con i veggenti, “ne diventa il ‘direttore spirituale’ e sarà questo il titolo che manterrà nella parrocchia”. Più avanti, ne Il segreto di Maria e l’avvenire (Edizioni Segno, 1996) conferma, in un capitolo intitolato “Le prime guide di Medjugorje” (p. 37), che Tomislav Vlašic “segnò la grande epoca di Medjugorje”. D’altronde lo stesso Vlašic, in una lettera a Giovanni Paolo II del 1984, si definì come “colui che, attraverso la divina provvidenza, guida i veggenti di Medjugorje".
Nulla di nuovo sotto il sole
Le pesanti accuse mosse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede al francescano esprimono, nella sostanza, quanto già affermato nel corso degli anni dalla gerarchia locale, che aveva fin da subito diffidato del personaggio: il 30 ottobre 1984, l’allora vescovo di Mostar, mons. Pavao Žanic, emanò un documento intitolato "La posizione attuale, non ufficiale, della Curia Vescovile di Mostar nei confronti degli eventi di Medjugorje", in cui il francescano veniva definito “mistificatore e mago carismatico”. Per Zanic, d’altronde, da sempre contrario al business di Medjugorje, i giovani veggenti erano impostori o persone plagiate, e le apparizioni null’altro che allucinazioni, un falso. Secondo lui erano stati i francescani, che avevano eretto il santuario, ad istruire i ragazzi perché, aveva spiegato, si trovavano in una situazione di conflitto con il vescovo per una annosa questione di distribuzione delle parrocchie.
Nel 1997, il nuovo vescovo mons. Peric privò Vlašic della facoltà di confessare nel territorio delle diocesi di Mostar-Dubno e di Trebinje-Mrkan.
Nel 1984, infatti, era venuta alla luce la vicenda, risalente al 1976, di una suora croata, Manda Kozul, o suor Rufina, che viveva a Zagabria, in una comunità religiosa "mista" in cui all’epoca viveva anche Vlašic. La suora era incinta e si era trasferita in Germania per evitare lo scandalo, divenendo la governante di un anziano signore. Nel 1984, il vescovo di Mostar ricevette una lettera della donna, che indicava in Vlašic il padre del bambino. Mons. Zanic si recò personalmente dalla donna, che negò di aver scritto la lettera, ma il datore di lavoro presentò prove inoppugnabili. L’anziano signore, infatti, inoltrò il carteggio rinvenuto nella sua casa tra la donna e Vlašic al card. Ratzinger, che conosceva di persona, il quale a sua volta lo inoltrò a mons. Zanic. Quest'ultimo convocò Vlašic il 12 dicembre 1985, in presenza del provinciale francescano. Il prete si difese così: “La Vergine e la verità basteranno a difendermi". Qualche stralcio del carteggio, riporta Corvaglia, apparve nel volume Medjugorje: the untold story, del giornalista E. Michael Jones, direttore del periodico cattolico statunitense Fidelity: “Riguardo al padre del bambino - scriveva Vlašic alla suora-madre - nessuno ti può costringere a dire il suo nome. Io penso sia meglio dire che tu hai incontrato qualcuno di passaggio che ti ha dato un falso nome e ha detto di volerti sposare. Poi se n'è andato e non si è più fatto sentire e tu eri incinta”. “Se tu lo dici anche ad una sola persona, anche se fosse tua madre o tua sorella - scriveva nei giorni in cui il bambino stava per nascere - l'hai detto a tutto il mondo. E non ne ricevi nessun guadagno, solo problemi. Ma otterrai la benedizione di Dio se mantieni il segreto, perché salvi molte sorelle e fratelli ed il mondo in questi tempi difficili. Sarai davvero come Maria, che accettò il suo personale destino e andò con il suo bambino ovunque dovette, assistita dalla Provvidenza, e il bambino, nonostante le tribolazioni che lei patì, divenne l'origine della massima gloria". E lei, più realista, gli rispondeva: “Non è facile per me sopportare tutto ciò. Mi dici di essere come Maria, ma devo dirti che lei aveva Giuseppe con sé in una terra straniera”. Fu dopo l’emergere di questa vicenda che Vlašic “fuggì” in Italia, dove si dedicò alla fondazione della comunità “Regina della Pace”.
Altra vicenda inquietante è quella che ha per protagonista una stretta collaboratrice di Vlašic in Italia, Stefania Caterina, una sorta di suora laica insieme alla quale il religioso ha tenuto, alla fine degli anni ’90, esercizi spirituali nelle comunità da lui guidate (v. sotto). Si parla di inquietanti esercizi spirituali destinati alla “guarigione delle radici dell’uomo e dell’umanità”, sedute spiritiche in cui venivano evocati “arcidiavoli” ed arcangeli, conversazioni con lo Spirito Santo, Gesù e così via, il tutto impacchettato in una sorta di ideologia New Age (sr. Stefania Caterina ha anche scritto un libro, Oltre la grande barriera (Luci dell’Esodo, 2008), in cui si parla di flotte interplanetarie e ufo). Nel febbraio 2007 il vescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, ha allontanato dalla “filiale” abruzzese della comunità “Regina della Pace”, con un provvedimento disciplinare, padre Vlašic e Stefania Caterina, rigettandone le "rivelazioni".
“Sponsorizzato” dalla Madonna
Che p. Vlašic abbia cercato in ogni modo di farsi “legittimare” da un’autorità soprannaturale come direttore spirituale dei veggenti, esercitando dunque un pesante condizionamento sui veggenti, emerge anche dai diversi messaggi in cui la Madonna avrebbe fatto fin da subito riferimento a lui.
Risalirebbe al 6 ottobre 1981, ad esempio, secondo i sei veggenti, l’investitura ufficiale del religioso: “Padre Tomislav deve cominciare con il gruppo di preghiera. È necessario. Padre Tomislav deve pregare con fervore” (R. Laurentin, Corpus Chronologique des Messages, Oeil, 1988, pag. 157). “Ringraziate tanto padre Tomislav – avrebbe poi detto il 28 febbraio 1982, secondo quanto si legge sul diario della veggente Vicka Ivankovic – perché vi guida così bene”.
In ogni caso, le dimostrazioni di favore da parte della Madonna nei messaggi delle apparizioni non si contano.
Però poi il meccanismo si inceppa. Nel 1988 Vlašic scrisse una lettera aperta - che poi diventò un opuscolo intitolato Una chiamata nell’anno mariano, pubblicato in diverse lingue - in cui annunciava la fondazione della nuova comunità da lui guidata (“Regina della Pace – Tutti tuoi, tramite Maria a Gesù”, con sede a Parma; chiusa poi dal vescovo di Parma mons. Benito Cocchi, venne riaperta nella forma di associazione privata di fedeli con quattro sedi in Italia). Tale comunità, a suo dire, era voluta espressamente dalla Madonna. Una delle veggenti, infatti, Marija Pavlovic, il 21 aprile 1987 dichiarò – e scrisse nel medesimo opuscolo – che la Madonna, in una delle apparizioni, l’anno precedente, su domanda esplicita aveva confermato che si trattava di un suo progetto: “Questo è un piano di Dio”, avrebbe detto a Marija la Madonna. Poi accadde qualcosa di imprevisto: tre mesi dopo, nel luglio dello stesso anno, il 1987, in seguito, forse, ad una insidiosa intervista a Vlašic in cui gli veniva attribuita una scabrosa vicenda, Marija ritratta tutto in un comunicato in italiano e in croato, integralmente riportato dalla Curia di Mostar. “Dichiaro – vi scrisse tra le altre cose – di non aver mai chiesto alla Madonna nessuna conferma per questa Opera”; “di non aver mai dalla Madonna ricevuto né dato a p. Tomislav né a qualsiasi altra persona, una tale conferma e approvazione da parte della Madonna”; “la mia prima testimonianza - aggiungeva, riferendosi a quanto da lei affermato nell’opuscolo - non corrisponde a verità. Personalmente non avevo alcun desiderio di rilasciare alcuna dichiarazione scritta. p. Tomislav V. mi ha consigliato, insistendo parecchie volte, di scrivere, in qualità di veggente, una testimonianza aspettata dal mondo”. (ludovica eugenio)
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