martedì 3 novembre 2015

QUANDO HANNO AMMAZZATO PASOLINI AVEVO 12 ANNI


Quando hanno ammazzato Pasolini avevo 12 anni. Non avevo ancora letto i suoi libri e non avevo visto i suoi film. Sapevo chi fosse, perché in quegli anni lì era una figura importante, un intellettuale di riferimento, sicuramente famoso…
Quaranta anni fa me li ricordo bene i telegiornali ed anche gli imbarazzi dell’Italia di allora. Insomma in qualche modo dovevano raccontare di un personaggio famoso ammazzato da un marchettaro minorenne con cui si stava intrattenendo in auto. Nessun’altra modalità di morte avrebbe potuto essere più rappresentativa della sua vita, una vera e propria messa in scena appunto…


Già quaranta anni fa provai più pena per Pino Pelosi che da allora sarebbe stato per sempre l’assassino di Pasolini. Con i suoi diciassette anni vissuti da escluso, ai margini, parte di quell’umanità dolente tipicamente “pasoliniana”...sacrificato e trasformato ad incarnare il mezzo, lo strumento, l’arma del delitto.


Poi negli anni ho letto quasi tutti i libri di Pasolini e visto credo tutti i suoi film o quasi, alcune sue poesie le avevo imparate a memoria ed ancora oggi ne so citare alcuni versi. Ultimo vero poeta civile che l’Italia abbia avuto.  


In questo quarantesimo anniversario tutti si lanciano ad elogiarlo e parlano della sua capacità di previsione, di anticipare la realtà. Mi chiedo se non fosse stato ammazzato e se avesse continuato a colpire ed accusare “il potere” saremmo ancora pronti ad apprezzarlo e a metterci in discussione grazie alle sue provocazioni?


Lui espulso dal PCI e grande accusatore della DC che giudizio avrebbe dato degli schieramenti politici odierni? degli attuali leader politici?


Se anzichè commemorare il quarantesimo anniversario della sua morte, se oggi si fosse dovuto ricordare i quaranta anni dall’uscita di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” quale sarebbero stati i giudizi e gli articoli commemorativi?


...leggo, ascolto le lodi e i grandi interpreti del suo pensiero e all’improvviso mi assale il dubbio che alla fine sarebbe finito in uno qualsiasi dei tanti tritacarni sbattuto in prima pagina con il “marchettaro di turno e tutti i particolari clicca qui .
Forse sarebbe finito anche lui a fare l’opinionista un tanto al chilo per qualche reality o talk-show?
Sarebbe stato capace di mantenere la sua lucidità o sarebbe stato sopraffatto dalla voracità dei media asserviti al potere?

Intanto contemplo basita gli elogi, le citazioni e gli atti di devozione che hanno invaso social-network e perfino le reti generaliste, con la bocca dello stomaco chiusa per un preciso senso di nausea per l’indigeribile ipocrisia.

mercoledì 19 agosto 2015

LE BOMBE DI BANGKOK

In primo luogo dobbiamo considerare che non ci sono state rivendicazioni di alcun tipo quindi tutte le riflessioni sono semplicemente delle speculazioni empiriche. 
Credo poi sia importante valutare quello che avrebbe dovuto essere questo attentato e quello che invece è stato in realtà. Nell'immediato sono state diffuse informazioni circa il ritrovamento di altri due ordigni non lontano dal luogo dell'esplosione. Se tali ordigni fossero dello stesso potenziale possiamo ipotizzare che quella progettata dagli autori fosse una vera e propria ecatombe, roba da far impallidire gli attentati di Madrid e Londra per intenderci. 
Un attentato di questa portata nel cuore di Bangkok è assolutamente inusuale nel quadro della conflittualità politica locale. Gli attentati con esplosivo sono abbastanza frequenti nel sud del paese dove il conflitto separatista è di antica data. Ma si tratta sempre di ordigni piuttosto rudimentali e non a così alto potenziale. Inoltre mi sembra improbabile che la guerriglia del sud possa essere riuscita ad organizzare un attentato di questo tipo che avrebbe richiesto ovviamente anche una base logistica, complicità ed organizzazione così distanti dalla loro zona di azione. 
Sono più propensa  a credere a manovre e azioni inerenti il momento politico. La giunta sta per varare la nuova costituzione che molti considerano fortemente anti-democratica, nei giorni scorsi due cittadini sono stati condannati a 60 anni di carcere per lesa maestà per dei post su Face-Book, la giustizia anche ordinaria viene amministrata dai tribunali militari, le elezioni vengono posticipate in continuazione. Quindi o i gruppi di dissidenti hanno deciso di alzare il tiro e cambiare la loro strategia, abbandonando le azioni dimostrative pacifiche che finora hanno caratterizzato la loro azione oppure il regime, o chi per esso, ha deciso di dover trovare una giustificazione alla sua azione anti-democratica e repressiva (una sorta di strategia della tensione in chiave asiatica). 

Un'ulteriore suggestione può essere letta nel fatto che proprio il giorno prima dell'attentato si era svolta in tutta la Thailandia una manifestazione ciclistica a cui sono stati dati significati di dimostrazione dell'unità nazionale e di sostegno alla monarchia. Il cuore della manifestazione è stato a Bangkok ed è stata promossa e guidata dal Principe ereditario in un chiaro tentativo di accattivarsi simpatie e popolarità che non gli appartengono. Ma allora sarebbe stato più logico scegliere un obiettivo che da un punto di vista simbolico avesse qualche attinenza.

Gli uomini del governo sembrano sicuri che l'attentato sia attribuibile al movimento delle camicie rosse da sempre schierato con l'ex primo ministro Shinawatra, destituito con il colpo di Stato del 2006, come poi sua sorella con quello del 2014. E se da un lato possa sembrare possibile per Thaksin finanziare l'acquisto dell'esplosivo e l'organizzazione logistica dell'attentato, dall'altro lato credo non possa sfuggirgli che non è questo il modo per accattivarsi simpatie e sostegno per il suo ritorno sulla scena politica locale. 

Infine non è mancato chi abbia indicato la motivazione dell'attentato nel provvedimento di rimpatrio in Cina degli Uiguri, minoranza etnica di fede islamica. Il governo tailandese pochi mesi fa ne ha rimpatriati un centinaio nonostante sia noto che in patria siano perseguitati. Questo aveva già provocato un assalto del consolato thailandese in Turchia. Alcuni ipotizzano che l'attentato del 17 agosto sia stata una sorta di vendetta anche perchè il luogo è molto frequentato da turisti cinesi. Però a questo punto rimarrebbe inspiegabile che non ci sia stata alcuna rivendicazione.

Le immagini dell'uomo che ha collocato l'ordigno mostrano che non si tratta di un thai, questo potrebbe avvalorare una pista internazionale, confermata sembra anche dalle immagini dei complici che la polizia non avrebbe ancora diffuso. In ogni caso l'organizzazione e la logistica sono sicuramente di matrice interna come dimostrano la scelta del luogo anche per quanto riguarda il secondo attentato, fortunatamente fallito, che avrebbe dovuto colpire i passeggeri in attesa sul molo principale del Chao Praya. Gli attentatori dimostrano una conoscenza dei luoghi frequentati da turisti e locali, ma non così noti al grande pubblico.

Per quanto riguarda il sito del primo attentato non si tratta di un vero e proprio tempio ma di quella che avrebbe dovuto essere una "Casa degli spiriti", ovvero un tempietto costruito per dare modo agli spiriti di un luogo di traferirvisi quando si inizia a costruire un edificio. Nel caso dell'Erawan hotel nel corso della costruzione si verificarono numerosi incidenti così si decise ogni volta di ampliare ulteriormente la casa degli spiriti, fino a dedicare l'edicola alla divinità braminica Prha Prom, ma si ritiene che nell'edicola risieda lo spirito di Prha Pinklao, uno dei fratelli del re Rama IV che dopo la sua morte è divenuto uno degli assistenti al servizio di Prha Prom. In seguito la tradizione popolare scoprì che gli spiriti lì collocatisi concedevano a molte donne la grazia di rimanere incinte. Usualmente le offerte votive per la richiesta della grazia consistono in spettacoli di danza tradizionale con musica dal vivo pagati dai devoti. Mentre gli ex voto per grazia ricevuta sono quasi sempre dei falli in legno di varie dimensioni. 







domenica 3 maggio 2015

GITA IN CAMPAGNA

Oggi ho fatto un lungo giro in motorino. Sono arrivata a Lamphun dove c'è un bel tempio e poco altro, ma la bellezza è stata nel viaggio in sè più che nella meta. Ho scelto strade secondarie e non le superstrade veloci. Avvicinandomi con lentezza lungo la Chiang Mai-Lamphun all'andata, osservando le case di legno e i campi di riso. Giunta a destinazione ho visitato con calma il tempio, che ha un'altissima densità di venditori di amuleti da tutti i prezzi, da 59 bhat a oltre 5000. Il Wat Phra That Haripunchai è molto articolato con vari edifici. C'è una struttura che ospita due sculture molto insolite e le cui offerte si caratterizzano per il colore nero, fiori, caramelle, semi, pietre, tutti neri.



Sarà necessario informarmi meglio su questa devozione particolare...

Poi ho proseguito visitando un ponte coperto dove si svolge un mercato di prodotti artigianali e ho intrapreso la strada del ritorno, scegliendo una strada ancora più secondaria, lungo il fiume Ping. La strada ha curve molto dolci che seguono l'andamento del fiume. Il verde, o meglio tutte le sfumature del verde, caratterizzano il paesaggio. Tra alberi di mango e fioriture giallo vivo e altre rosso intenso. Ho guidato così rilassata che più di una volta mi sono resa conto di non percepirmi più straniera...attraverso territori già miei e già in me. E l'anima sempre più spesso precede la mente...
Davvero una bella gita nella campagna tailandese...ve la consiglio.



martedì 17 marzo 2015

COSA CI SONO VENUTA A FARE A PAI? (LA VERITA' SU PAI, SIGNORI, PER FAVORE)

"I have lost any interest I might have had in visiting Pai. And the tourism authorities can blame the movie Pai in Love (ปายอินเลิฟ) for putting me off wanting to check out the idyllic tiny northern Thailand village."  (Wise Kwai)


Premetto che sono una che ha sempre associato la parola vacanza al mare e quindi l'unico motivo di disappunto del vivere a Chiang Mai è proprio il fatto di essere lontana dal mare.
Accade che avendo solo quattro giorni di ferie arretrate a disposizione decida di trascorrerle in una decantata località di montagna a soli 130km da Chiang Mai, Pai. Vi avevo trascorso poche ore quest'inverno e vedendo tante attrazioni turistiche ho pensato meritasse una visita più approfondita. In primo luogo va detto che nei 130 chilometri sono comprese 766 curve, di cui molte a gomito, per cui sono tre ore e mezza di viaggio abbastanza pesanti (fortunatamente non soffro di mal d'auto). Si giunge quindi a Pai e hai la sensazione di essere in una sorta di parco a tema e che il tema sia "Facciamo finta di essere in Thailandia". Le strade centrali sono piene di ristoranti e guest house, tutte con wi-fi gratuito ovviamente... La densità demografica di strutture ricettive è paragonabile soltanto a quella della riviera romagnola tra Gatteo-Mare e Cesenatico... La presenza di farang supera sicuramente la popolazione locale, che si frega le mani inventandosi attrazioni che in realtà non esistono... I farang perlopiù sembrano aver occupato questo paese con i loro usi e costumi. Se ne incontrano tantissimi a piedi nudi e a me verrebbe voglia di fermarli uno ad uno e spiegargli che stanno facendo una cosa senza senso. Il piede nudo favorisce il contatto con la natura e ti fa entrare in maggiore sintonia con madre terra. Ho lavorato anni all'orto e in giardino nella mia precedente vita tailandese e non avrei mai concepito di farlo con le scarpe. Ma come cazzo fai ad andare scalzo sull'asfalto? Cosa hai nel cervello? il catrame che ti è risalito dai piedi? Poi la sera prima di andare a letto devono lavarsi con il napalm... E magari sono di quelli che mangiano solo alimenti organici, perchè sai quante porcherie ingurgiti se non fai attenzione... Insomma a Pai si danno convegno gli hippy dell'era digitale quelli tutti Mac e marjuana, 'mbriachi ciucchi fin dalla mattina...pero' un sacco liberi... Oggi c'era un tizio che sullo skate-board si faceva trainare da un suo sodale sullo scooter ovviamente in mezzo alla strada piena di gente e motorini. Ma proseguiamo il racconto. 

Le attrazioni di Pai. Il Budda bianco. Un'enorme statua a metà collina. Quando arrivi lì scopri che in realtà è ancora in costruzione. Per arrivare ai piedi della statua devi salire una scalinata ancora in cemento armato grezzo, roba che se inciampi te scartavetri e magari te la fai dritta fino a Chiang Mai. Pero' cavolo sei in alto, chissà che vista da lassù... Eggià. Peccato che qui stia bruciando tutto, anzi che tutto sia già bruciato ma i fumi persistono e aumentano ogni giorno così vedi 'na beata minchia!!!! 


Il secondo giorno che ero qui decido di andare alle hot-spring. Arrivo, fortunatamente pago soltanto 70 baht e non i 300 baht che vengono richiesti ai turisti e quello che trovo è desolante...a parte il paesaggio lunare post-incendio, la totalità delle vasche era vuota...c'era un rigagnolo d'acqua con a mollo alcuni turisti credo più per tigna che per piacere...del tipo: "sticazzi ho pagato 300 baht vuoi che neanche mi bagni?!" Un po' sull'onda decido di provarci comunque...entro in un capanno che la scritta in thai indica come spogliatoio e come metto il naso dentro vedo due enormi kinka (sorta di lucertole o camaleonti) che si vanno a nascondere tra le foglie della copertura. Delle hot-spring ne ho abbastanza... 

Tornando indietro mi fermo in una di quelle che vengono indicate come "cose da fare" a Pai: la Fluid Swimming pool. Una vasca di 25 metri con palestra, a soli 60 baht, per tutto il giorno, come mi sottolinea il tipo a cui pago senza ricevere alcun tipo di biglietto o ricevuta... Vado a cambiarmi e definire fatiscenti gli spogliatoi significa dar loro una dignità strutturale che non gli appartiene.

Raggiungo la vasca e non posso fare a meno di notare l'opacità dell'acqua, sul verdino andante...mi butto ugualmente e l'unica nota positiva è che è fresca...faccio vasche su vasche. Ed intanto mi accorgo che sul pavimento mancano diverse mattonelle, la scaletta ha un gradino in meno e infine sbatto con un piede su una grata di ferro arrugginita che è sul fondo...anche qui decido che ne ho abbastanza e me ne vado. Ah! dimenticavo di raccontare che la palestra sono degli attrezzi che cadono a pezzi concentrati nel bar...una roba da far passare la voglia anche al più fanatico dei Mister Gym. 


Ogni giorno il fumo è più denso e acre. Il terzo giorno vado a visitare un'altra grande attrazione: il canyon. Non si paga e ci mancherebbe. Anche qui un bosco bruciato e il terreno che forma dei canyon che non hanno nessuna forma di protezione o messa in sicurezza. Se si potesse vedere il paesaggio sarebbe molto bello, ma ovviamente non si vede un cazzo...

Tornando indietro mi sono fermata a vedere un tempio ancora in costruzione, una sorta di luna-park buddista che a quanto pare ospita una comunità femminile...ma solo le foto possono dare un'idea di che posto surreale sia.



La nota più che positiva è l'hotel. Fuori mano, con una bella piscina e una camera al di sopra delle mie aspettative. Ma anche qui non mancano strutture in disfacimento...




Dopo tutto questo la domanda è: cosa ci si viene a fare a Pai? Allora molto probabilmente c'è una dimensione parallela da cui sono stata tagliata fuori... Perchè uno pensa tanti hippy, rasta, nomadi digitali, ecc... vuoi vedere che esiste una vita notturna? E probabilmente sarà così. Pero' la prima sera abbiamo sperimentato che dopo le 23 non circolano più taxi e se non fosse stato che i nostri amici ci hanno prestato il loro scooter manco tornavamo in  hotel. Allora le ipotesi sono due o la vita notturna non c'è ma vogliono farti credere di si oppure c'è forzatamente perchè fino al mattino dopo non hai un mezzo per tornare...

Va detto che anche  a livello locale Pai è molto sponsorizzata. La citazione all'inizio di questo post è tratta dalla recensione che il critico cinematografico Wise Kwai ha scritto del film "Pai in love", niente altro che una pellicola promozionale che ha portato pero' tanti thai a rivalutare la cittadina come meta turistica. Per i più masochisti dei miei lettori inserisco anche il link al film completo: Pai in Love

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