24/12/2007 (7:39) - IL CASO: Si finge gay, lo curano come se fosse malato
Nuova polemica laici-teodem
GIACOMO GALEAZZI
ROMAUna rete di terapisti cattolici per «guarire l’omosessualità». Un giornalista di «Liberazione», organo di stampa di Rifondazione comunista, ha finto di essere gay e si è prestato alla «cura» di un gruppo cattolico, portando alla luce un network «ad hoc» di studi specialistici e associazioni ecclesiali. Sei mesi per «curare» la sua omosessualità attraverso un percorso a tappe: prima l’incontro con un sacerdote, poi il passaggio all’équipe del presidente degli psicologi e psichiatri cattolici, Tonino Cantelmi, luminare di psicologia della Pontificia Università Gregoriana, quindi un test di seicento domande e infine la «terapia riparativa».Il circuito italiano di «taumaturghi del sesso deviato» è strutturato sul modello dei gruppi cattolici che seguono l’insegnamento e la pratica di Joseph Nicolosi, uno psicologo clinico che vanta centinaia di casi di «gay trattati». In particolare, i Legionari di Cristo sostengono di riuscire a curare l’omosessualità attraverso la confessione e la preghiera. Il cronista di «Liberazione» si è infiltrato raccontando ad un giovane prete di aver avuto rapporti omosessuali nell’adolescenza e dopo il matrimonio. Ed è stato sottoposto a «pseudo terapie di guarigione dall’omosessualità ampiamente contestate dalla comunità scientifica internazionale». L’inchiesta di «Liberazione» ha spinto il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, a chiedere l’intervento dell’Ordine nazionale degli Psicologi e del ministro alla Salute, Livia Turco. «Emerge un quadro allarmante con figure di primo piano coinvolte nell’applicazione di pseudo-terapie di guarigione dall’omosessualità che derivano da teorie imbevute di pregiudizi e luoghi comuni - protesta Mancuso -. Dal 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità considera l’omosessualità una variante naturale della sessualità e non più una malattia mentale. In mano agli psicologi cattolici reazionari sono finiti molti adolescenti minorenni, portati dai propri genitori e quindi forzati a curarsi da una patologia inesistente. Deve intervenire immediatamente la Turco affinché cessino queste pericolose pratiche di condizionamento sulle persone». Secondo la denuncia dell’Arcigay, «nelle parrocchie e in altri ambiti ecclesiastici viene propagandata la cura dell’omosessualità, senza che alcuna autorità preposta agisca contro pratiche altamente lesive della dignità degli omosessuali. E’ un fatto gravissimo che in tutto il paese imperversino simili gruppi di psicologi o sanitari cattolici». A difesa dei terapisti cattolici interviene Paola Binetti, senatrice teodem del Pd, numeraria dell’Opus Dei e neuropsichiatra. «Cantelmi svolge un lavoro eccellente - afferma -. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario». Per esperienza personale, la sua collega di partito, Paola Concia, assicura che le cose non stanno così: «Sono stata in terapia sette anni ma non per “guarire” dalla mia omosessualità, bensì per accettarla ed ora vivo benissimo. E’ ridicolo che la Chiesa si presti a queste pantomime, che colpevolizzano e danneggiano soprattutto i giovani ostacolando la loro presa di coscienza». Nessuno obbliga i gay a rivolgersi ai terapisti cattolici, ribatte Mauro Fabris (Udeur). «È tutta un’odiosa mistificazione per accusare la Chiesa di omofobia».
GIACOMO GALEAZZI
ROMAUna rete di terapisti cattolici per «guarire l’omosessualità». Un giornalista di «Liberazione», organo di stampa di Rifondazione comunista, ha finto di essere gay e si è prestato alla «cura» di un gruppo cattolico, portando alla luce un network «ad hoc» di studi specialistici e associazioni ecclesiali. Sei mesi per «curare» la sua omosessualità attraverso un percorso a tappe: prima l’incontro con un sacerdote, poi il passaggio all’équipe del presidente degli psicologi e psichiatri cattolici, Tonino Cantelmi, luminare di psicologia della Pontificia Università Gregoriana, quindi un test di seicento domande e infine la «terapia riparativa».Il circuito italiano di «taumaturghi del sesso deviato» è strutturato sul modello dei gruppi cattolici che seguono l’insegnamento e la pratica di Joseph Nicolosi, uno psicologo clinico che vanta centinaia di casi di «gay trattati». In particolare, i Legionari di Cristo sostengono di riuscire a curare l’omosessualità attraverso la confessione e la preghiera. Il cronista di «Liberazione» si è infiltrato raccontando ad un giovane prete di aver avuto rapporti omosessuali nell’adolescenza e dopo il matrimonio. Ed è stato sottoposto a «pseudo terapie di guarigione dall’omosessualità ampiamente contestate dalla comunità scientifica internazionale». L’inchiesta di «Liberazione» ha spinto il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, a chiedere l’intervento dell’Ordine nazionale degli Psicologi e del ministro alla Salute, Livia Turco. «Emerge un quadro allarmante con figure di primo piano coinvolte nell’applicazione di pseudo-terapie di guarigione dall’omosessualità che derivano da teorie imbevute di pregiudizi e luoghi comuni - protesta Mancuso -. Dal 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità considera l’omosessualità una variante naturale della sessualità e non più una malattia mentale. In mano agli psicologi cattolici reazionari sono finiti molti adolescenti minorenni, portati dai propri genitori e quindi forzati a curarsi da una patologia inesistente. Deve intervenire immediatamente la Turco affinché cessino queste pericolose pratiche di condizionamento sulle persone». Secondo la denuncia dell’Arcigay, «nelle parrocchie e in altri ambiti ecclesiastici viene propagandata la cura dell’omosessualità, senza che alcuna autorità preposta agisca contro pratiche altamente lesive della dignità degli omosessuali. E’ un fatto gravissimo che in tutto il paese imperversino simili gruppi di psicologi o sanitari cattolici». A difesa dei terapisti cattolici interviene Paola Binetti, senatrice teodem del Pd, numeraria dell’Opus Dei e neuropsichiatra. «Cantelmi svolge un lavoro eccellente - afferma -. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario». Per esperienza personale, la sua collega di partito, Paola Concia, assicura che le cose non stanno così: «Sono stata in terapia sette anni ma non per “guarire” dalla mia omosessualità, bensì per accettarla ed ora vivo benissimo. E’ ridicolo che la Chiesa si presti a queste pantomime, che colpevolizzano e danneggiano soprattutto i giovani ostacolando la loro presa di coscienza». Nessuno obbliga i gay a rivolgersi ai terapisti cattolici, ribatte Mauro Fabris (Udeur). «È tutta un’odiosa mistificazione per accusare la Chiesa di omofobia».
Io credo che questa sia la polemica più datata e inutile, periodicamente riemergente... Trovo delirante l'affermazione della Binetti: "Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’ omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare". Ovvero gli omosessuali sarebbero l'unica categoria di malati che invece di usare il potere di lobby per ottenere terapie, preferisce restare malata... E per quale motivo? Può motivarcelo? Perchè non spiega che Joseph Nicolosi & friends si rifiutano di accettare che esistono omosessuali non distonici? Ovvero persone perfettamente integrate e in armonia con se stesse, che non hanno minimamente necessità di essere curati. Per quanto riguarda i distonici, ovvero quanti soffrono a causa del loro orientamento, sarebbe opportuno che la terapia li aiutasse ad accettare la propria identità, senza forzature a senso unico...
I "GUARITORI DEGLI OMOSESSUALI" chiedono SCUSA alle "VITTIME"
Di Queerboy (del 30/06/2007 @ 11:03:06, in Salute)
Ultimamente tre di questi esponenti della riconversione hanno fatto pubblica ammenda, prendendo le distanze da Exodus stesso e chiedendo scusa a tutti i gay e le lesbiche per il danno provocato negli anni della loro militanza.La conferenza stampa, in più, si è tenuta in un momento particolare dell'associazione, proprio mentre Exodus tiene la propria conferenza annuale di guariti.
Alla conferenza stampa nella quale è stato presentato il loro comunicato i tre ex "guaritori" hanno detto di aver visto non pochi casi di persone che hanno cercato (ovviamente) inutilmente di cambiare il loro orientamentro sessuale e che, fallendo, hanno finito per cadere in un vortice di serie depressioni che hanno portato fino al suicidio i malcapitati.
I tre hanno chiesto pubblicamente scusa per le "false verità" che hanno diffuso, se pur in buona fede, e hanno invitato gli altri che hanno abbandonato tali organizzazioni di unirsi al loro appello, affinché i pastori ancora coinvolti in questi programmi "considerino gli effetti a lungo termine del loro ministero".
Nel comunicato ufficiale Michael Bussee (co-fondatore di Exodus), Darlene Bogle e Jeremy Marks (ex presidente di Exodus in Europa) chiedono scusa
"a quegli individui e a quelle famiglie che hanno creduto al messaggio che c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nell’essere gay, lesbica, bisessuale e transgender.
Alcuni che hanno udito il nostro messaggio sono stati spinti a cercare di cambiare una parte integrante di loro stessi, causando danno a se stessi e alle proprie famiglie. Sebbene agissimo in buona fede abbiamo da allora visto l’isolamento, la vergogna, la paura e la perdita di fede che questi messaggi creano.
L’amore e il perdono di Dio certamente cambiano le persone, ha cambiato anche me, solo che non mi ha fatto diventare etero."
Jeremy Marks, ora a capo gruppo di credenti omosessuali in Gran Bretagna ha aggiunto che
"siamo ancora cristiani devoti, ma siamo ancora gay".
Di Queerboy (del 30/06/2007 @ 11:03:06, in Salute)
Ultimamente tre di questi esponenti della riconversione hanno fatto pubblica ammenda, prendendo le distanze da Exodus stesso e chiedendo scusa a tutti i gay e le lesbiche per il danno provocato negli anni della loro militanza.La conferenza stampa, in più, si è tenuta in un momento particolare dell'associazione, proprio mentre Exodus tiene la propria conferenza annuale di guariti.
Alla conferenza stampa nella quale è stato presentato il loro comunicato i tre ex "guaritori" hanno detto di aver visto non pochi casi di persone che hanno cercato (ovviamente) inutilmente di cambiare il loro orientamentro sessuale e che, fallendo, hanno finito per cadere in un vortice di serie depressioni che hanno portato fino al suicidio i malcapitati.
I tre hanno chiesto pubblicamente scusa per le "false verità" che hanno diffuso, se pur in buona fede, e hanno invitato gli altri che hanno abbandonato tali organizzazioni di unirsi al loro appello, affinché i pastori ancora coinvolti in questi programmi "considerino gli effetti a lungo termine del loro ministero".
Nel comunicato ufficiale Michael Bussee (co-fondatore di Exodus), Darlene Bogle e Jeremy Marks (ex presidente di Exodus in Europa) chiedono scusa
"a quegli individui e a quelle famiglie che hanno creduto al messaggio che c’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nell’essere gay, lesbica, bisessuale e transgender.
Alcuni che hanno udito il nostro messaggio sono stati spinti a cercare di cambiare una parte integrante di loro stessi, causando danno a se stessi e alle proprie famiglie. Sebbene agissimo in buona fede abbiamo da allora visto l’isolamento, la vergogna, la paura e la perdita di fede che questi messaggi creano.
L’amore e il perdono di Dio certamente cambiano le persone, ha cambiato anche me, solo che non mi ha fatto diventare etero."
Jeremy Marks, ora a capo gruppo di credenti omosessuali in Gran Bretagna ha aggiunto che
"siamo ancora cristiani devoti, ma siamo ancora gay".