Il fatto che sia santo e povero non gli ha impedito di esprimersi con irruenza contro l'approvazione in Argentina della legge sul matrimonio per le persone dello stesso sesso. Il crederlo santo non impedirà a noi cristiani omosessuali di fargli notare il grave errore. Non ci impedirà di stabilire una dialettica se necessario dura e aspra. Ma come cattolica praticante l'idea che oggi da questo papa posso aspettarmi gesti impensabili da chi lo ha preceduto, mi apre il cuore.
Disapproverò se dovesse prendere posizione contro noi persone omosessuali. Ma posso solo lodarlo per essersi rifiutato di incontrare l'arciprete di Santa Maria Maggiore, cardinal Law, il grande insabbiatore dei casi di pedofilia nella diocesi di Boston.
Per la prima volta sento possibile un vento che sarà più di pulizia che non di innovazione. E in questo senso credo sia molto più in sintonia con san Francesco di quanto si possa pensare. La figura di san Francesco troppo spesso è associata ad una sorta di rivoluzionario o fustigatore dei costumi del clero del suo tempo. In realtà il poverello di Assisi non mise mai in discussione le autorità ecclesiali dell'epoca. Quando il papa non volle approvare la prima versione della sua regola, ritenendola eccessivamente rigida, Francesco non protestò. Avrebbe potuto dichiarare che chi viveva nel lusso non aveva voce in capitolo per criticare la sua regola. Invece tornò indietro, corresse la regola e la ripresentò al papa (che intanto era cambiato). Ho sempre letto in questa modalità di agire un profondo rispetto per me a tratti incomprensibile. Per non parlare poi del fatto che Francesco non si ritenne mai degno di essere sacerdote. Inoltre non vedeva di buon occhio che i suoi confratelli studiassero.
Eppure oggi lo ricordiamo come un contestatore.
Mi sembra possibile che papa Francesco possa agire contro la pedofilia e contro la corruzione, perché ritiene siano una cancrena; ma non sarà disposto a mettere in discussione certe posizioni che ritiene siano fondanti della dottrina cristiana.